Regia di Erwin C. Dietrich vedi scheda film
Vagamente ispirato dai celebri personaggi creati da Alexandre Dumas, Erwin C. Dietrich realizza uno sconclusionato erotico-comico che fallisce su tutta la linea. Nonostante la presenza di un paio di sensuali attrici e di location più che idonee, Le piccanti avventure dei tre moschettieri è forse uno dei meno riusciti film del regista.
Il giovane D'Artagnan (Peter Graf) passa oziose giornate tra passeggiate nella natura e remate in barca (per volere del genitore, che intende renderlo muscoloso) lungo i canali che costeggiano la tenuta. È proprio durante una delle sue giornate, trascorse nel consueto nullafare, che incontra diverse donne: una contadina che raccoglie mele (con il supporto di un vescovo che regge la scala), due formose fanciulle in tenuta adamitica che giocano ambiguamente mentre lo salutano in maniera eccentrica, voltando le spalle, piegandosi in avanti e alzando la gonna. Tutte quelle inusuali visioni provocano nel giovane (ancora vergine) una strana eccitazione che saprà appagare Carmen, una rossa signora di ampie vedute, in grado di trasformarlo definitivamente in un "uomo". D'Artagnan è costantemente seguito da Yvonne (Ingrid Steeger), segretamente innamorata di lui e pronta a raffinare ulteriormente le appena avviate capacità amatorie del giovane. E così, l'aspirante moschettiere, ha aperto gli occhi: il giorno lo passa in camporella, mentre nottetempo riceve visite di piacevoli fanciulle in camera da letto. Ma al padre non sfugge il continuo movimento femminile attorno al ragazzo, in grado di debilitarlo e farne ben altro -come da sua aspirazione- che fedele spadaccino alla corte del re. Motivo per cui viene obbligato a partire per Parigi, destinato alle attenzioni di Treville, un fidato soldato del re. Nel viaggio il giovane s'imbatte nei tre moschettieri, Athos, Portos e Aramis: in missione -tra una bottiglia di vino e le nottate passate nei letti delle vivandiere della locanda "Vecchio torchio"- per recuperare le giarrettiere della regina, finendo per trovarle nel castello del conte Voyeur, dove alloggia la ninfomane Mylady.
Del romanzo di Alexandre Dumas qui resta ben poca cosa. Dietrich, con la collaborazione ai testi di Tanya Scheer, dirige una modesta commedia erotica in costume (si fa per dire, dato che passati dieci minuti le protagoniste recitano pressoché senza vestiti), priva di una coerente trama e orientata invece verso un tipo di erotismo grottesco, che però finisce per diventare initile esibizionismo. Supportato da musichette a base di strumenti a fiato, e motivetti in stile Benny Hill, Dietrich imbastisce una serie di scenette che, a dispetto del titolo italiano, hanno ben poco di piccante.
L'ironia, fortemente accanita contro i monasteri e suoi occupanti, è concentrata nelle volgari storielle raccontate dai tre moschettieri in una locanda. La povertà del set è evidente soprattutto nelle cavalcate dei tre moschettieri: gli attori ciondolano su un piedistallo (venendo ripresi dal busto in su, senza che si vedano i cavalli) mentre gli alberi fermi sullo sfondo testimoniano che sono ben fissi nel medesimo punto. Breve comparsa per la berlinese Ingrid Steeger, abitué dei set allestiti dal regista e corposa presenza in una buona fetta del cinema erotico tedesco.
"In generale, si chiedono consigli solo per non seguirli o, se si seguono, è per avere qualcuno da rimproverare per averli dati.” (Alexandre Dumas)
F.P. 11/09/2019 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 81'42")
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