Regia di Vince Gilligan vedi scheda film
Dude, you're on fire!
Vince Gilligan, regista e sceneggiatore, con uno stacco netto s'un non-luogo, un falso campo-controcampo, un jump cut messo in abisso contro la realtà, insomma: GTA, situato poco dopo l'inizio di quest’episodio post-end roll di “Breaking Bad” (ché ciò è, né più né meno, “El Camino: A Breaking Bad Movie”: con pregi, tanti, e difetti, pochi e soliti, ovvero quelli della serie madre, in cui la forma spesso e volentieri divora e sovrasta il contenuto nascondendolo in piena vista: cosa che in “Better Call Saul”, ad esempio, non accade, forse anche per merito di Peter Gould, buon contrappeso allo strapotere geometrico e cronometrico generato da Vince Gilligan), si mangia, digerendola seduta stante, l'intera carriera di Michael Bay e il suo gionanazzareggiante “reinventare-l’immagine-ormai-quasi-completamente-sganciata-dal-rapporto-ontologico-con-il-reale”.
Ritornano i vivi (Charles Baker, Matt Jones, Robert Forster, morto il giorno della prima: salutaci i veri Jackie Brown, Dale Cooper e Harry Truman se li incontri di là dal velo) e ritornano i morti [Bryan Cranston - la sua, fra le tante, è forse la rentrée (in special modo il momento dell'apparizione) gestita e inscenata meglio -, Jonathan Banks, Krysten Ritter], non ritornano i vivi (Bob Odenkirk, Anna Gunn) e non ritornano i morti (Dean Norris, Giancarlo Esposito) e (non) ritornano i (quasi) vivi/morti (Laura Fraser). E ritorna il New Mexico.
Completano il cast, fra back in e new entry: Scott MacArthur, Tom Bower, Larry Hankin.
Fotografia (2.39:1) di Marshall Adams, montaggio di Skip MacDonald e musiche - proverbiali - di Dave Porter.
Inoltre: molto bella la “Static On the Radio” di Jim White (feat. Aimee Mann) sui titoli di coda:
"...And I know (it's a sin putting words in the mouths of the dead)
And I know (it's a crime to weave your wishes into what they said)
And I know (only fools venture where them spirits tread)
'Cause I know (for all my ruminations I can't change a thing)..."
E sembra quasi/proprio come fosse Vince Gilligan a parlare di questa sua opera ch'è una innecessaria ma bellissima aggiunta/postilla: autoanalisi, autocritica, autogiustificazione, autocertificazione, autoratificazione...
La maggior parte delle analessi coinvolge Todd Alquist (Jesse Plemons): non sono “pesanti”, ovvero lindelof-lostiane (i flash back - che, anche in produzioni di alto livello, lost-style, per l'appunto, troppo spesso abbassano/abbattono qualsivoglia soglia d'attenzione - li ho trovati ben inseriti, strutturati, utilizzati: gli spiegoni, insomma, non sono banalmente sfacciati, stupidamente palesi, rachiticamente esemplificatori, ma sufficientemente ellittici, quel tanto da mettere in moto un processo deduttivo stimolante), ma “agghiaccianti/terrificanti”, come solo il consorte di Kirsten Dunst, quando vuole (“the Master”, “Olive Kitteridge”, “Fargo - 2”, “Black Mirror: USS Callister”, “the IrishMan”), sa essere (ogni pacca d'incoraggiamento che l'opie semi-autistico dà sulle spalle del prigioniero legato al guinzaglio è peggiore delle urla di comando e sprone del carceriere che mette così alla prova la tenuta del giogo col-legato al binario detentivo/contenitivo in acciaio).
"Dude, you're on fire!"
L'Alaska, lo sciocco sogno lolitesco di Jesse Pinkman (Aaron Paul): “Good luck, Mr. Driscoll.”
* * * * (¼)
Dove eravamo rimasti, dove stiamo andando (e nel mentre...).
• Breaking Bad:
- prima parte della quinta ed ultima stagione (8 ep., 2012)
- seconda ed ultima parte della quinta ed ultima stagione (8 ep., 2013)
• Better Call Saul:
- stagione uno - due - tre - quattro
E no, nessuna traccia di Kim in "El Camino".
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