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L'amore in città

Regia di Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Alberto Lattuada, Carlo Lizzani, Francesco Maselli, Dino Risi, Cesare Zavattini vedi scheda film

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La recensione su L'amore in città

di luisasalvi
8 stelle

Amore in città, film a episodi di registi vari, proposto da Zavattini come primo numero di una rivista cinematografica, Lo Spettatore, che non avrà seguito. Proposto come applicazione dei principi del neorealismo, in realtà ne segna la fine ed evidenzia le nuove strade che si aprono nel cinema italiano; al di là del valore intrinseco del film e dei singoli episodi, è interessante proprio per un confronto immediato, su uno stesso tema, fra registi assai diversi fra loro.
Amore che si paga (11’), di Carlo Lizzani, è un film inchiesta sulle prostitute, con interviste, visite a qualche abitazione, indagine sul passato e sulla vita di alcune di loro.
Tentato suicidio (22'), di Michelangelo Antonioni, nasce, anche questo, come inchiesta, con interviste a persone che hanno tentato il suicidio, ma sposta l’interesse sul’ambiente fisico del luogo dove avviene il tentato suicidio, sul fiume in cui una si è lasciata affogare o sulle vie o la campagna teatro del dramma, come Antonioni usava fare fin dall’inizio; forse si può già cogliere anche una certa freddezza intellettuale, una ricerca stilistica a volte più ricercata che partecipe, che sarà un limite delle sue opere con la Vitti…
Paradiso per tre ore (12') di Dino Risi è già una “commedia di costume”, tipica di Risi negli anni successivi.? Incontri, scontri, sguardi, approcci, ambientati in una balera, con modi che saranno del realismo rosa o della satira di costume.
Agenzia matrimoniale (16') di Federico Fellini, è l’unico episodio totalmente inventato, e tuttavia profondamente “vero” (come ci si può aspettare da Fellini); un giornalista (Cifariello) per svolgere un servizio si reca in una agenzia matrimoniale inverosimile… e tuttavia “vera”, nella sua deformazione grottesca, con stuoli di bimbi che guidano e compaiono e scompaiono in un labirinto di corridoi. Si presenta come amico di un ricco signore malato di licantropia cui il medico ha consigliato di sposarsi… Gli viene proposta una timida tenera ragazza (Livia Venturini) disposta a sposarlo per aiutare la famiglia poverissima. C’è già tutto Fellini, con la sua geniale capacità di cogliere il vero (dal grottesco al drammatico al tenero) attraverso deformazioni ed esagerazioni e anche “menzogne”.
Storia di Caterina (27'), di Francesco Maselli e Cesare Zavattini, rievoca una vicenda reale di cui si sono occupate le cronache, ed è “recitata” da Caterina Rigoglioso, la stessa protagonista della vicenda reale; l’episodio voleva essere, come dirà Maselli, un film-manifesto, una provocazione, per dimostrare che il neorealismo non era morto. Forse per questo è l’episodio più lungo e l’unico dedicato interamente ad un’unica storia realmente accaduta; anche questo secondo me ne determina i limiti ?e la minor riuscita artistica.
Gli italiani si voltano (14), di Alberto Lattuada, ?è una simpatica abile carrellata su donne per lo più belle e/o piacenti che camminano e di uomini che le osservano e ammirano; impostato come candid camera, in realtà è sapientemente costruito e recitato anche da attrici e attori che si comportano (solo apparentemente) come ignari passanti; fra gli altri Berni, Moriconi, Ralli, Tognazzi, Vianello, Ferreri (futuro regista, allora uno dei produttori del film). 

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