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La congiura dei Boiardi

Regia di Sergei M. Eisenstein vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La congiura dei Boiardi

di sasso67
10 stelle

Ivan IV Vasilevic di Russia, primo zar di tutto il paese, minacciato dalle congiure ordite dai boiardi, che già in precedenza avevano ucciso sua madre e poi sua moglie Anastasia, richiamato a Mosca dalla popolazione (dopo che si era ritirato in convento), decide di tagliare i ponti con i boiardi stessi, anche quelli nelle cui vene scorre il suo stesso sangue. E diventa Ivan il Tonante, il Minaccioso o, com'è passato nella nostra lingua, il Terribile. Ma non lo fa con una decisione repentina e sicura, bensì dopo tormenti e indecisioni: proprio per questo, il regime sovietico non apprezzò questa figura amletica nella quale era confluito il personaggio invece deciso ad assumere il potere che Ejzenstejn aveva messo in scena nel primo capitolo Ivan il Terribile. Ivan avverte su di sé il peso di una missione, ed infatti più che ardere di amore per la Patria, egli sente la schiacciante responsabilità che il Potere impone, ivi inclusa la necessità di liberarsi degli avversari e di essere, di fronte al mondo, solo: un onere appena mascherato dagli orpelli che caratterizzano la sacralità della figura dello zar.
Ejzenstejn descrive il personaggio di questo secondo capitolo del dittico (che avrebbe dovuto essere un trittico) come una figura fosca, che non esita a servirsi degli stessi metodi usati dai suoi nemici, come il tradimento, per liberarsi degli avversari, in particolare, qui, dell'unico altro possibile aspirante al suo trono, il cugino minorato Vladimir. Per questo, l'identificazione con Baffone non poteva più andare avanti e il film fu congelato per più di dieci anni. Nel frattempo, il regista se n'era andato, appena cinquantenne, senza poter portare a compimento i tantissimi progetti che durante la propria carriera aveva messo in cantiere. Nel momento del trionfo di Stalin, vincitore della "grande guerra patriottica", l'ultimo film del Maestro non poteva che essere una riflessione sul potere, amara ed inquietante. E chissà che Ejzenstejn non abbia accolto la censura del regime su La congiura dei Boiardi come una delle facoltà e degli obblighi connessi all'esercizio di un potere tanto grande come quello di dirigere, da soli, tutte le Russie, o meglio, l'Unione Sovietica.

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