Regia di Gabriel Range vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 15 - SELEZIONE UFFICIALE
Difficile nascere star, anche quando il talento, l'appeal, e la capacità di attrarre pubblico sembrano scontate ed insite nella propria personalità di artista nascente. Difficile soprattutto quando si possiede la forza di carattere e la determinazione di non rinunciare ad un proprio stile di vita e di comportamento che stentano a catalogarsi con le norme comportamentali di una società ancora molto rigida anche in un Regno Unito baluardo delle libertà e dell'individualismo esasperato, ma soprattutto nella bigotta ed intransigente America degli States, ove il cantante e la sua equioe produttiva cercavano di sfondare.
Anche David Jones, alias Bowie, dovette lottare contro intolleranza e pregiudizio per affermarsi in quei primi anni '70 in cui la sua figura androgina e scandalosa da "space oddity" mal si prestava ad essere accolta semplicemente per l'arte che, con tanto estro ed appeal stravagante, ma senza dubbio originale, la giovane star riusciva già a rendere palpabile sul palco. Gabriel Range si occupa, oltre che della direzione, convenzionale ma tutto sommato efficace, anche della narrazione, coadiuvato da Christopher Bell, che riprende sin troppo prevedibilmente i canovacci ormai consueti, se non scontati, dei biopic ormai prodotti a pioggia sulle star musicali, per fornirci la doverosa versione meritatamente spettante al sensazionale, indimenticato Duca Bianco, scomparso ormai quasi da un lustro. Valida la scelta dell'interprete, caduta sul bravo e longilineo Johnny Flynn che, con la dentatura irregolare riveduta e corretta ad immagine e somiglianza dell'originale con non meno scrupolo di ciò che capitò per Freddy Mercury nel biopic di gran successo sui Queen, fornisce una prova degna di nota, incentrata su un personaggio così singolare e complesso come il "duca bianco" del rock.
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