Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Godibilissima incursione di Hitchcock nel territorio della black comedy pura, dove l'ironia, seppur macabra, prende il sopravvento sulla tensione. Punto di forza è una scrittura scanzonata e tremendamente ironica, che dà via ad una paradossale catena di equivoci, condotta a ritmo implacabile scandito dalla colonna sonora di Bernard Herrmann
La congiura degli innocenti (1955): Shirley MacLaine, John Forsythe, Mildred Natwick, Edmund Gwenn
VOTO: 7,5 SU 10
Un ragazzino gioca nei boschi con un finto fucile quando si imbatte nell'inattesa apparizione di un cadavere riverso a terra. Un vero cacciatore si convince di averlo accidentalmente colpito tentando di impallinare una lepre. Inizia un frenetico via vai di abitanti della piccola comunità, molti dei quali pensano di avere qualcosa a che fare col supposto delitto. Il problema di Harry è che, seppure nessuno pianga la sua morte, tutti se ne sentono responsabili: ne deriva una catena di equivoci che timori e sensi di colpa ingarbuglieranno sempre di più, con continui seppellimenti e disseppellimenti della salma.
The Trouble with Harry è una commedia nera degli equivoci, che spicca in maniera abbastanza anomala nel canone hitchcockiano, un godibilissimo divertissement che il Maestro si è divertito molto a girare (lo citerà sempre tra le sue opere preferite), dove l'ironia, seppur macabra, prende decisamente il sopravvento sulla tensione.
Un film anomalo anche perché apparentemente piccolo in mezzo ai colossi della sua filmografia degli anni 50, con cui Hitch volle sperimentare a girare una volta tanto senza star, avvalendosi comunque un cast di validi, seppur meno noti, interpreti: Mildred Natwick scoppiettante zitella, Edmund Gwenn sedicente lupo di mare, l'unica a posteriori ad essere diventata una stella è Shirley McLaine, ma allora era al debutto, avvenuto proprio con questo film.
La congiura degli innocenti (1955): John Forsythe, Shirley MacLaine
La pellicola non è tanto memorabile per le inquadrature e le sequenze con cui l'estro registico dell'autore ci ha viziato, si ricorda essenzialmente per l'inquadratura del bambino tra le scarpe del morto in primo piano. Ha piuttosto il suo assoluto punto di forza in una scrittura scanzonata e tremendamente ironica, che utilizza lo spunto del ritrovamento del cadavere per dar via ad uno spassoso balletto animato dal gusto per il paradossale, con il black humor a farci compagnia fino all'ultima inquadratura che ci informa che "The trouble with Harry is over".
Non si riescono a trattenere gustose risate di fronte all'indifferenza tendente al sollievo con cui Jennifer apprende della morte del marito, ai dialoghi strampalati di Sam col bambino, alla civetteria dall'attempata signora Gravely che coglie l'occasione del ritrovamento del cadavere per accalappiare il vecchio capitano,alla porta difettosa del guardaroba che spaventa i più impressionabili suggerendo la presenza un fantasma, fino alla soluzione finale dell'intreccio, che fa apparire gli agitati protagonisti ancora più ridicoli nel loro inutile affannarsi.
I tocchi della visione perfezionista dell'autore non mancano però, e si rivelano in un ritmo implacabile scandito dalla colonna sonora di Bernard Herrmann, alla prima collaborazione con il regista, e nella smagliante fotografia dei colori fiammeggianti dell'autunno del New England.
Se non un capolavoro, un singolare gioiellino che va a completare con grazia una delle filmografie più straordinarie della storia della Settima Arte.
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