Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
In un (fin troppo) sperduto villaggio di campagna americano viene rinvenuto un cadavere. Lo ritrovano quasi contemporaneamente un vecchio capitano, una zitella, un pittore squattrinato ed una donna che si rivelerà poi sua moglie. L’identità del morto si scopre ben presto, quella dell’assassino poco dopo. Si instaura una spirale che porta il gruppo a seppellire e disseppellire il cadavere più volte. Dubbi, sentimenti, paure si intrecciano attorno al cadavere ed al suo destino. La risoluzione della vicenda è degna del mago del brivido, con le tessere di un mosaico ad un certo punto irrimediabilmente impazzito che tornano magicamente al proprio posto.
Trascurabile l’atipicità di alcune situazioni, che fanno passare per poco hitchcockiano questo film: certamente c’è meno suspense del solito ed il finale è anomalo per Hitchcock, che abbandona la tensione per dedicarsi principalmente alla costruzione di una pellicola che abbonda con le dosi di ironia e humour nero. Ma è comunque un gran film, seppur certamente non il migliore del mago del brivido, che però ha il merito di lanciare sul grande schermo Shirley MacLaine e di affidare la colonna sonora per la prima volta a Bernard Herrmann.
Particolarmente singolare il finale, con la scritta sul morto “The trouble with Harry is over”: un finale inusitato per Hitchcock, che gioca col titolo originale del film e scimmiotta il classico lieto fine: quasi un’ammissione dell’aver adoperato per una volta l’happy end classico delle commedie.
Hitchcock insieme a “Rope” e “Dial M for murder” completa la sua trilogia sul delitto perfetto e sulla sua negazione. Sottotitolo: come smitizzare il delitto perfetto attraverso 3 vicende differenti che hanno come punto comune il tentativo di occultare un assassinio più o meno voluto.
Nota negativa, ma il regista non ne ha colpe, è rappresentata dal titolo italiano, vergognosamente suggeritore di parte del finale.
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