Regia di Ken Loach vedi scheda film
Bellissimo film che emoziona, commuove e, a tratti, fa ridere. L'ambiente del proletariato urbano della Gran Bretagna di oggi è quello più congeniale a Ken Loach, che ama questi suoi personaggi e si vede. Sullo stesso genere di "Ladybird, Ladybird", ma in alcuni momenti più ilare. La tragedia in sottofinale fa preludere a un possibile (?) "futuro migliore".
Un proletario (uscito dall'alcolismo grazie all'aiuto di un amico) di Glasgow trova una ragione di vita nell'aiutare i componenti di una scalcinata squadra di calcio e in particolare Liam, ex tossicodipendente e padre di un bambino. L'incontro con Sarah, assistente sociale di buon cuore, gli fornisce nuovi stimoli per guardare con rispetto a sé stesso, ma i guai in cui s'è cacciato per aiutare Liam tornano a perseguitarlo fino a rischiare di travolgerlo.
Peter Mullan, in questo film, è grande e molto bravi sono anche gli altri attori semisconosciuti che gli girano attorno. Il merito della loro spontaneità è in gran parte attribuibile al regista.
Ken Loach sembra voler osservare i suoi personaggi dall'esterno, senza intervenire, perché la realtà è questa, purtroppo, e lui ce la fa vedere com'è. Ma la mano del regista inglese si sente eccome, ed è un bene.
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