Regia di Ken Loach vedi scheda film
Joe (Peter Mullan) è un ex-alcolizzato di Glasgow che allena una dilettantesca squadra di calcio di quartiere: è disoccupato ma non ha ancora smarrito speranze e fiducia. L'incipit del film ne tratteggia con vivacità proprio la voglia immutata di continuare a sorridere alla vita e l'eroismo nel non piegarsi di fronte alla tutt'altro che rosea precarietà del suo status di proletario emarginato: con i toni leggeri e la grazia della commedia sentimentale Loach introduce con garbo la love story nascente tra Joe e l'assistente sociale Sarah (Louise Goodall), li fa (e ce li fa) conoscere lentamente, ascoltando i racconti e gli aneddoti della vita di Joe, accumulando dettagli e sensazioni che ne ricompongono sullo schermo sofferenze ed inquietudini esistenziali. Parallelamente alle loro vicende, scorrono sullo schermo le tribolazioni di un'altra coppia, Liam (David McKay), uno dei calciatori della squadra di Joe, e sua moglie Sabine (Anne-Marie Kennedy), entrambi tossicodipendenti, con lo squallore disperato e le tragedie delle loro vite, che lentamente e sempre più drammaticamente iniziano ad intersecarsi con quelle di Joe e Sarah: tanto più, infatti, la quotidianità del rapporto tra Joe e Sarah acquisisce colori e sfumature sempre più intime, tanto più Liam e Sabine sprofondano in un vortice di dissoluzione, finchè, poi, gli sviluppi delle loro vicende innescheranno l'inversione di questa tendenza, in un inesorabile contrappasso drammaturgico: Liam, infatti, deve difendersi dai soprusi di un boss di quartiere, a cui deve i soldi prestati alla moglie Sabine per drogarsi. Joe scende in campo per aiutarlo, prende accordi col gangster che gli propone di estinguere i debiti di Liam in cambio di alcune consegne per suo conto. "Non tutti possono scegliere", urla Joe alla sua Sarah nel tentativo di giustificarsi e spiegarle i tentativi e le azioni da lui commesse per salvare Liam e sua moglie dall'inferno che il boss avev ain serbo per loro. Di fronte, però, alla reazione della compagna e all'eventualità di perderne l'amore e il rispetto Joe si chiama fuori: decide di non ultimare le consegne per conto del gangster ed abbandona Liam al suo destino. Ma Sarah ormai non vuole più saperne e Joe, disperato, finirà per perdere anche Liam. Dopo la parentesi spagnola di Terra e libertà e la trasferta in Nicaragua di La canzone di Carla, Ken Loach torna con My Name Is Joe (anticipato l'anno precedente da The Flickering Flame, il documentario sullo sciopero dei lavoratori portuali di Liverpool) ad osservare indignato le piccole storie di "ordinaria disperazione" del suo universo proletario, sfruttato e senza speranze, raccontandone ancora una volta i drammi e le paure di fronte al peso insostenibile di un'esistenza misera e alienante: scritto dallo stesso Paul Laverty di La canzone di Carla e che lo accompagnerà fedelmente nei film successivi, My Name Is Joe è un'opera amara e raggelante nel pessimismo che ne divora con crudeltà ogni fiammella di speranza, un "conte moral" sull'impossibilità del riscatto sociale, anche quando inizialmente vuol soltanto lasciarsi amare per la levità dei ritmi da commedia (si osservi, ad esempio, la comicità drammatica e tutt'altro che liberatoria della sequenza in cui Joe assale a colpi di pennello l'automobile del funzionario comunale venuto a privarlo dell'assegno di disoccupazione). Loach segue i suoi personaggi pressandoli (proprio nell'accezione più "calcistica" del termine) con la sua macchina da presa fino allo sfinimento, mettendoli con le spalle al muro, demolendone l'eroismo con i colpi delle convenzioni civili che ne circoscrivono la sopravvivenza ad una mera coincidenza di casualità, affidandone l'interpretazione ad un formidabile cast d'attori, a partire dal quartetto di protagonisti (con uno straordinario ed indimenticabile Peter Mullan, premiato anche a Cannes) e fino ad arrivare alle efficacissime caratterizzazioni dei personaggi di contorno, dal David Hayman nei panni del gangster alla Lorraine McIntosh (la vocalist dei Deacon Blue) che interpreta Maggie, l'amica del cuore di Sarah. "Il mio nome è Joe. Sono un alcolizzato".
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