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Frankenstein oltre le frontiere del tempo

Regia di Roger Corman vedi scheda film

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La recensione su Frankenstein oltre le frontiere del tempo

di maurizio73
4 stelle

Anno 2031, fisico nucleare americano alle prese con lo sviluppo di una rivoluzionaria arma positronica genera misteriosi rivolgimenti nel tessuto spazio-temporale che lo catapultano,nolente, nella Svizzera del 1817. Qui fa la conoscenza di un tenebroso scienziato di nome Frankenstein e della sua abominevole creatura,già responsabile di efferati omicidi, nonchè di tre famosi e brillanti letterati che conducono un promiscuo menage sulle rive di un lago.
Come se non bastasse il mostro antropomorfo pretende che il suo creatore gli faccia dono di una compagna...
Ultimo film del benemerito maestro americano dei B-Movies (molti dei quali tratti dalla letteratura gotica americana), è poco più che un pretesto per la messa in scena di una eccentrica miscellanea di generi, pachwork mostruosamente divertito di fantascienza e horror, di melodramma in costume e parabola positivista, giocato sul filo di una latente ironia tematica e formale che sopperisce solo in parte ad una imbarazzante povertà di mezzi e di idee. Lontani dai fasti in technicolor dell'horror gotico dei tempi migliori (Il pozzo e il pendolo 1961 - La città dei mostri 1963 - La maschera della morte rossa 1964 - La tomba di Ligeia 1964 e chi più ne ha più ne metta) il prolifico regista americano suggella in questo testamento cinematografico la summa teorica di un cinema artigianale che sembra tracimare delle ossessioni splatter degli anni '80, mettendo alla berlina tanto la giusta nemesi di una spregiudicata smania positivista (nel parallelo tra i guasti 'storici' di un progresso scientifico comunque votato all'autodistruzione) quanto la brutale quintessenza di una imperante cultura materialista. Ne riesce un'opera decisamente sgangherata in cui pur riconoscendo i segni di una personale originalità creativa (gli occasionali in­serti onirici e la desolazione scenografica del paesaggio artico nel finale apocalittico evocano le suggestioni di una chiara vocazione al fantastico) e pur arruolando una nutrita compagine di buoni attori (da John Hurt a Raul Julia, da Briget Fonda a Jason Patric) ci si imbatte in una confusa accozzaglia di luoghi comuni del genere tenuti assieme dalla esile inconsistenza di una storiella pretestuosa (tratta dal romanzo Frankenstein Unbound, 1973 di Brian Aldiss) e dalle macroscopiche incongruenze narrative. Effetti speciali fatti in casa e cast tecnico nostrano per questa produzione Italo-americana dell'ultimo Corman che si è regalato una divertita e meritata vacanza italiana a spese della produzione. Da guardare tenendo a mente la massima di Hitchcock secondo cui "c'è qualcosa di più importante della logica: l'immaginazione".

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