Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Agghiacciante ritratto di un mediocre “uomo borghese qualunque” talmente privo di scrupoli che arriva a collaborare con degli assassini di stato pur di far carriera nella società, con bella moglie, alloggio e posto fisso inclusi. Un tipo che, se fosse stato più furbo, nel ventennio fascista sarebbe finito al massimo a comandare un ufficio di poca importanza dietro la raccomandazione di qualcuno, magari in cambio di qualche spiata ma che potrebbe essere ancora attuale anche in una società più democratica e moderna. Il suo trauma scatenante, l’ omicidio di un autista pedofilo che da piccolo lo aveva aggredito e segregato, con il regime del suo tempo non c’entra nulla e non c’è molto da stupirsi che questo conformista sia il figlio di un ricco finito in manicomio. Forse questo personaggio da psicoanalista voleva essere una metafora dell’ italiano medio che all’ epoca ignorava i crimini della dittatura fascista pur di star bene, salvo per dichiararsi antifascista quando il regime era caduto e diventato impopolare a guerra ormai persa. Facile poi accusare del proprio delitto politico quell’ omosessuale da lui creduto ucciso ma invece ritrovato per caso più vecchio a corrompere un giovane balordo in un vicolo di notte, un individuo che valeva meno di lui. Un film di difficile comprensione se non si hanno delle nozioni storiche su quel tragico periodo storico del secolo scorso, con delle ottime interpretazioni e musiche suggestive.
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