Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Destabilizzante, ma maggiormente chiarificatrice la seconda visione del Conformista di Bernardo Bertolucci (1970), capolavoro del cinema d'autore nel senso più dotto e gravoso del termine, dove la vicenda di Marcello Clerici (Jean Louis Trintignant), diventa lo specchio della condizione umana di un'intero paese comppsto da individui con problemi inconfessabili o personalità distinte in potenza, ma alla fine pronte ad aggregarsi ad una pigra normalità sentita come mediocre, però rasserenante in quanto ci consente di essere perfettamente uguali agli altri negli atteggiamenti e nei modi, senza assumersi in questo modo nessuna presa di posizione netta.
Narrato con un gran ricorso all'uso di simbolismi sia filosofici, tramite il mito della caverna di Platone, che fisici, come il personaggio del non vedente Italo (José Quaglio) perfettamente corrispondente alla meschinità della borghesia italiana cieca innanzi agli orrori del fascismo e incline ad appoggiarlo per connovenze economiche, Bertolucci plasma una messa in scena con notevoli debiti dalle influenze artistiche degli anni 30' come l'Art-Deco e la pittura metafisica di De Chirico, con scenografie stilizzate, atte ad esprimere i tormenti interiori dell'animo umano del protagonista a seconda anche del luogo; glaciali, imponenti e neutre a Roma, dove Marcello ha un ristoro mentale generato da un regime che annienta le differenze per condurre tutto all'unità, a cui aspira ardentemente per lasciarsi alle spalle un passato torbido, decidendo di sposare Giulia (Stefania Sandrelli), una mediocre borghese, mentre lo scenario a Parigi pulsa di colori e vitalità, necessitata dal differente regime politico di aperta democrazia e quindi portatore di confusione per la personalità debole di Marcello, il quale essendo parte della polizia politica fascista, ha la missione di uccidere il professore Quadri (Enzo Tarascio), suo ex-professore ora anti-fascista in esilio.
Bertolucci sfrutta la propria abilità registica, per stlizzare il racconto ed infarcire la narrazione di simbolismi e flashback anche di breve durata nella parte iniziale, che creano un'oggettiva difficoltà nella fruizione dell'opera, ma sono un espediente formale per entrare in una psiche come quella di Marcello, devastata da una vita passata in gran parte "anormale" e vissuta secondo lui nel peccato, cercando nel corso della maturità un sempre più marcato perdono che non vuole che venga dall'istituzione religiosa, ma dalla società in cui mira a conformarsi, ed infatti i flashback si fanno meno serrati e più diluiti nel corso dell'esposizione della trama, coadiuvati in ciò anche dalla strepitosa fotografia di Vittorio Storaro capace di esternalizzare gli squarci della psiche umana, con un uso espressionista delle luci, sfruttando l'illuminazione tagliente delle finestre a persiane, le cui ombre creano una gabbia che altro non è che la prigione mentale in cui il protagonista è rinchiuso sin dall'età di 13 anni a seguito di un evento fosco.
Omertoso e vigliacco, Marcello sprofonda ad un livello sempre più basso, mostrandosi una banderuola mossa in base a dove tira il vento senza alcuna personalità, rifulgendo da qualsiasi proposta alternativa (Quadri e sua moglie Anna) poiché incapace di sostenerla con lo sguardo, come quello prolungato ed insostenibile verso Anna (Domimique Sanda) dall'interno della propria auto, immobilizzato nella sua incapacità di assumersi il peso delle proprie azioni, che corrispondono alla realtà celata dietro l'ombra dissolta alla luce del sole.
Marcello non sarà mai un fascista nel suo profondo, ma alla fine è molto peggio di costoro, una mezza figura in sospeso come sua moglie Giulia, tremendamente normale nel proprio ruolo di donna nella società con il suo essere sciocca, vanesia e petulante; entrambi personalità a metà, ignavi incapaci di essere pro o contro qualcosa, men che meno fuori da qualsiasi schema predefinito, quindi dei conformisti per l'appunto.
Una pellicola non facile e forse ostica per il pubblico odierno, eppure capace di ottenere all'epoca un eccellente riscontro di pubblico, quindi volendo è affrontabile e di aiuto può venire il corposo booklet e l'intervista a Bertolucci cobtenuta all'interno dell'edizione Home Video della Raro Video.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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