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Il conformista

Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film

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Carlo Ceruti

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La recensione su Il conformista

di Carlo Ceruti
10 stelle

Con delle splendide immagini fotografate da Storato, in cui vengono esaltati i colori accesi e con una colonna sonora che, unita allo scorrere dei fotogrammi, riesce a comunicare poesia e struggenza: Bertolucci costruisce un apologo sul conformismo come rifugio, come nascondiglio, come rimedio alla paura di essere al centro dell'attenzione e di essere diversi. Come medicina ad una società composta di uomini insicuri, bigotti e fragili: costretti a fare sponda con chi è uguale a loro e criticare chi è diverso per giustificare il loro comportamento (qualunque esso sia) ed evitare di fare autocritica.
Il protagonista, difatti, quasi subisce una violenza sesuale da un maniaco da ragazzino e da grande (siamo negli anni '30) per riparare la sua "colpa" diventa un sicario fascista perché così spera di pagare il suo debito alla società e tornare alla normalità. Infatti fa di tutto: sposa una donna mediocre, piccolo-borghese e di scarsa intelligenza e va in Francia per freddare un suo professore universitario accusato di antifascismo.
Ma il film non è solo una critica al regime fascista, è anche una denuncia alla società perennemente discriminatrice e farisaica, incapace di vedere la sua mediocrità e costretta a rigettarla su chi si comporta diversamente. E' una lucidissima analisi sociologica sul comportamento umano all'interno del gruppo d'appartenenza e verso gli altri. Talmente lucida che fa somigliare i personaggi della pellicola a degli animali territoriali. Ma come dice Moschin (nel ruolo di un agente dell'Ovra): "Non siamo bestie, siamo uomini". Ne siamo sicuri?
Ci sono nella trama, numerosi riferimenti alla cecità (il miglior amico del sicario, la festa di fidanzamento ecc.) valevoli ad indicare la volontà umana di non voler vedere, di non riuscire a vedere, di restare legata ad una piccola e sottile verità a cui si è abituati fin dall'infanzia. Come nel mito della caverna di Platone (citato nel film), sono come degli uomini incatenati costreti a guardare il fondo di una caverna, mentre alle loro spalle delle statue proiettano delle ombre e loro scambiano quelle ombre per realtà. Ciò somiglia molto ai personaggi di questa pellicola: ciechi e fieri di esserlo.
La vicenda non si struttura in ordine cronologico, ma il film emerge come un mosaico; attraverso una struttura frammentata che, pian piano, rivela tutti gli intrecci della storia e dei suoi personaggi. Suscitando così il vivo interesse dello spettatore, ansioso di conoscere ogni risvolto.
La tensione drammatica regge e domina magistralmente tutta la pellicola e, talvolta, si tramuta in vera e propria suspense (come nella scena del bosco).
Il finale è ricco di sottile quanto geniale ambiguità: il protagonista è davvero cambiato o si sta adattando ai nuovi tempi?
Capolavoro. Anche perché è la prima volta che qualcuno riesce a farmi provare pietà per un sicario fascista.
Tabellino dei punteggi di Film Tv ritmo:2 impegno:3 tensione:3

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