Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Disperante tentativo di un uomo di costruirsi una sua normalità.Tratto dal romanzo di Moravia è ambientato poco prima della seconda guerra mondiale, il protagonista principale Marcello (Trintignant ) è un agente segreto fascista in missione a Parigi per eliminare un esule, suo ex professore liceale. La sua esistenza sarà per sempre condizionata dal desiderio di staccare da sè un senso di disagevole diversità che lo opprime e che non sa identificare. Il film supera la mera lettura politica e la visione sul fascismo, che inevitabilmente all'epoca dell'uscita in sala fece discutere. Bertolucci ha il merito di affiancare la lettura storica all'analisi sociale e al contesto interiore personale, tenendo tutto sullo stesso piano senza sbilanciamenti. Tutto ciò comporta una decifrazione di più livelli di comprensione, uniti e guidati dalla traccia iniziale. Marcello è devastato dal comprimere dentro di sè il suo disagio. Il professore dissidente è la voce paterna di riferimento, le figure femminili, Anna (D.Sanda), moglie del professore, idealista, passionale ma anche molto ambigua, e Giulia ( S.Sandrelli), moglie di Marcello, apparentemente sciocca, asservita al marito e senza valori formativi, formano un credibile e formidabile nucleo di personaggi carichi di sfumature e di complessi meccanismi interiori. La scenografia rapisce lo sguardo per bellezza e raffinatezza, la fotografia eccellente e la ricostruzione storica è quanto mai fedele. Alcune sequenze indimementicabili sono quella di apertura, con Marcello illuminato in una serie di brevi stacchi con luci dai diversi colori che denotano una personalità indefinita e ambigua, il colloquio nella penombra con il professore che rilegge il mito della caverna di Platone visualizzandola in quel momento con la parola, i movimenti e il gioco delle ombre, l'esecuzione del professore e della moglie da parte dei sicari, con gli scatti quasi silenziosi, i loro gesti quasi irreali,le riprese ravvicinate alternate alla panoramica della boscaglia: sono le immagini a creare la verosimiglianza, non a riprenderla semplicemente. Il conformista è un capolavoro, e se al regista si imputa di proporre in soluzioni diverse la stessa ambientazione alto borghese lungo la sua filmografia, gli si riconosca il merito di parlare di qualcosa che conosce bene, di cui non si stanca di sviscerarne l'anima e che appartiene alla sua stessa vita.
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