Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Anni fa, nel leggere "Il conformista" di Moravia, ne ebbi l'impressione di una delle più lucide descrizioni della banalità del male, inteso come predominio della razionalità sul senso di pieatas e di rimorso (in questo caso nei confronti della "vittima sacrificale", il professore antifascista con cui il protagonista aveva studiato da ragazzo e che, nonostante un rapporto diventato quasi di amicizia, sarà sacrificato nella logica fascista di non lasciare prigionieri). L'ottimo Trintignant, che ci ha appena lasciato dopo una straordinaria carriera, rispecchia pienamente questo adattamento conformistico all'ideologia dominante, l'assuafezione al male, la mancanza di rimorso (la sua ritrosia finale sembra più vigliaccheria che presa di coscienza degli abissi in cui stava sprofondando). Bertolucci confeziona un film senza voli pindarici, fedele al romanzo di Moravia ma non per questo privo di una sua originalità, restituendoci il quadro di un periodo storico dove al male ci si abituava con la stessa facilità con cui si erano via via abdicati una serie di diritti civili considerati fino ad allora sacrosanti. Accanto all'ottimo protagonista, da citare le prove convincenti di due sensualissime Stefania Sandrelli e Dominique Sanda rispettivamente moglie del protagonista e compagna del professore assassinato.
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