Regia di Valerio Zurlini vedi scheda film
Nel 1953 Federico Fellini ambientò a Rimini l’indimenticabile capolavoro I VITELLONI, acuta analisi della provincia italiana pre-boom: goliardica, mammona, assopita e sognante. Vent’anni dopo, nel 1972, Valerio Zurlini regista defilato e autore colto e sensibile del nostro cinema, fece proprio a Rimini LA PRIMA NOTTE DI QUIETE, aggiornamento cupo, disperato e senza speranza di quello specchio della società universale chiamato provincia. Daniele Dominici arriva nella cittadina adriatica per una supplenza al liceo. Ha 37 anni, sa l’inglese, legge giornali stranieri, vive con una amante materna e matura, stringe amicizia con un gruppo di vitelloni lontani anni luce da quelli felliniani. Professore tollerante e non schierato politicamente ha l’aspetto trasandato di un dandy intabarrato in un cappotto color cammello e una sigaretta sempre accesa tra le labbra. Si innamora di Vanina una sua allieva molto affascinante e misteriosa, ma con “troppo passato, poco presente e niente futuro” come sentenzia una comune amica. L’amore tra i due non sarà facile, lei infatti sta con l’arricchito Gerardo e ha più di un segreto da confessare. A Daniele lo attenderà un tragico destino. Zurlini descrive una provincia marcia e viziosa dedita al gioco d’azzardo e alla prostituzione, involgarita nei gesti e nel linguaggio (si sentono le prime parolacce al cinema), combatte la noia e il grigiore invernale con le droghe e le auto veloci. Le psicologie dei personaggi sono tratteggiate con cura e meticolosità: Daniele è di origini aristocratiche cita Dante, Stendhal e Gesù, ha scritto un libretto di poesie ma ha tagliato i ponti con il passato, insegna senza convinzione, è un esistenzialista che si illude di trovare in Vanina un riscatto per cancellare verità inconfutabili e stupidi conformismi. Lo spavaldo Spider in apparenza il più superficiale del gruppo, si rivelerà invece l’unico in grado di capire la complessa personalità e il male di vivere dell’amico. Il regista filma una Rimini fredda, vuota e inospitale (importante il contributo di Dario Di Palma alla fotografia e Mario Nascimbene alle musiche), con lucido distacco si smarca dal melò e dalle sue trappole. Alain Delon (doppiato da Luigi La Monica) offre un’ottima prova del tenero e dolente Daniele, altrettanto prestigiosa la galleria di comprimari: l’attrice russa Sonia Petrova (Vanina), l’espressivo Giancarlo Giannini (Spider), l’imbolsito Renato Salvatori (Marcello), il protervo Adalberto Maria Merli (Gerardo), la malinconica Lea Massari (Monica), il conservatore Salvo Randone (il Preside) e infine la perfida e sboccata Alida Valli (Marcella, la madre di Vanina).
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