Regia di Valerio Zurlini vedi scheda film
Un film importante, all'epoca, anche valido, ma non completamente riuscito. Si avverte troppo l'eco del Fellini dei VITELLONI, che fa da sfondo malinconico e baudlerianamente pieno di spleen a questa vicenda, che si annuncia funerea fino dalla visione dei banchi di scuola. E se Zurlini pecca un po' di fellinismo, questo è coniugato al cinema di Antonioni, quello padano del GRIDO e quello, con Delon protagonista, dell'ECLISSE. Con Antonioni, Zurlini condivide, in buona parte un'idea di cinema, dal punto di vista del contenuto, così come da quello della tecnica, che li spinge a privilegiare le inquadrature fisse ed i piani sequenza. Ma Zurlini, nella sua (purtroppo breve) carriera, ha condiviso un paio di esperienze anche con un cineasta che sembra lontanissimo da lui: Tarkovskij. Nel 1962 Zurlini vinse il Leone d'oro con CRONACA FAMILIARE, a parimerito con L'INFANZIA DI IVAN del regista russo; in LA PRIMA NOTTE DI QUIETE, il protagonista e Vanina si recano a Monterchi, in Toscana, per vedere La Madonna del parto, uno degli affreschi più importanti di Piero della Francesca. Lo stesso fatto costituirà la sequenza iniziale del film girato da Tarkovskij in Italia, cioè NOSTALGHIA. Quanto a LA PRIMA NOTTE DI QUIETE, condivido molte delle ragioni esposte da chi ha commentato il film prima di me, anche se non ne comprendo le ragioni d'entusiasmo per questo film, che sarebbe certo piaciuto a parecchi degli autori del Decadentismo letterario.
Una delle possibili reincarnazioni odierne di Baudelaire.
Prova di maturità drammatica per il mattatore delle commedie della Wertmuller.
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