Regia di Sergej Paradzanov vedi scheda film
Affascinante film del regista Sergej Paradzanov su un trovatore armeno del Settecento chiamato Sayat Nova di cui ci vengono mostrati alcuni frammenti biografici in maniera non convenzionale, ma attraverso dei tableaux vivants dal sapore astratto e surrealista. È un film difficile da giudicare. Si può comprendere sia la reazione di chi lo considera un capolavoro e un film a suo modo rivoluzionario, sia di chi lo reputa freddo ed estetizzante. Pur con qualche lieve riserva, io mi trovo decisamente di più nel primo gruppo: il film è una vera gioia per gli occhi con immagini richissime di elementi simbolici, immerse in colori abbaglianti e dal contenuto ermetico ed anti-narrativo. Dove sta scritto che il cinema deve per forza narrare una storia? Se così fosse, non esisterebbe il cinema sperimentale, non ci sarebbe "Un chien andalou" di Bunuel o "Eraserhead" di Lynch o "L'anno scorso a Marienbad" di Resnais, tutti capolavori di stampo onirico-surrealista-visionario, e Paradzanov si è posto sulla stessa linea. Anche in quei film non tutto era chiaro e comprensibile, ma lo stile dei rispettivi registi brillava come quello, davvero unico, del cineasta armeno, che si riappropria della forza espressiva del cinema muto con una colonna sonora ricca di rumori e litanie religiose. Nella versione con le didascalie sulle varie epoche della vita del poeta la cronologia è più chiara rispetto ad un'altra versione che circola, forse tagliuzzata qua e là (io ho visto sia la versione mandata da Ghezzi su Fuori orario che quella disponibile su You tube e mi è sembrato che fossero molto simili, ma che forse cambiava qualche inquadratura). L'attrice Sofiko Chiaureli interpreta diversi personaggi compreso il poeta da giovane e questa mutazione transgender, insolita per un prodotto sovietico, conferisce un tocco "camp" che però non nuoce alla coerenza interna del film. Un'esperienza visiva unica.
Voto 9/10
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