Regia di Andrew Jones vedi scheda film
Due storie parallele -una immaginaria, l'altra reale- ambientate in tempi differenti ma nello stesso posto (la villetta al 10050 di Cielo Drive), si intersecano tra loro per concludersi -in entrambi i casi- tragicamente. Questa via di mezzo tra cronaca e finzione produce un effetto di totale smarrimento durante la visione.
Los Angeles, 1992. La musicista Margot (Brendee Green) sta uscendo dalla tossicodipendenza grazie a un gruppo di supporto. Decide di comporre un brano musicale ispirato a Charles Manson e si trasferisce al 10050 Cielo Drive, nella casa teatro di un massacro compiuto dalla family di Manson nel 1969. Ma l'ispirazione che credeva di trovare si manifesta sottoforma di incubi spaventosi, dei quali lei stessa è protagonista. Margot intesse una relazione con il detective O'Halloran (Alexei Liss), e viene avvicinata dall'ambigua Annie (Melissa Hollett), una presunta sensitiva dall'ambigua finalità.
"Il Big Bang non è avvenuto una volta ma molte, molte volte. È stato un evento di grandezza straordinaria, che ha causato echi di se stesso apparendo leggermente diverso su varii piani di esistenza. Così ogni Universo è stato creato leggermente diverso. Quindi, quando gli Universi sono cresciuti e si sono evoluti, gradualmente si sono divaricati. A volte in modo sottile e a volte in modo drastico. Tutti abbiamo la nostra cronologia personale: quando prendiamo una decisione, creiamo una sequenza temporale parallela. Puoi scegliere di girare a destra ma poi fai una decisione dopo che ti riporta a sinistra (...) I fantasmi non sono spiriti dei morti. Sono proiezioni interdimensionali di persone che sono vive in un'altra sequenza temporale. Il tempo non è lineare, anche se facciamo finta che lo sia. Il tempo, infatti, non esiste. Queste momentanee visioni che abbiamo, arrivano da altre linee temporali, trasferite nella nostra cronologia attuale. Intravediamo dall'altro lato." (Annie)
Andrew Jones è un giovane produttore e regista inglese dalla già lunga filmografia nella quale, in particolare, si distingue una trilogia horror con protagonista il pupazzo infernale di nome Robert. Abbiamo avuto modo di citarlo in occasione di due pessimi lavori, The last house on cemetery lane e L'esorcismo di Anna Ecklund, quindi le aspettative di fronte a questo ulteriore film, ispirato a un tragico fatto di cronaca, non erano certo alte. In genere, va detto, anche i film precedenti su Manson, orientati più o meno ai fatti, non sono stati memorabili - Oltre al recente Sharon Tate - Tra incubo e realtà, per approfondire rimandiamo alla recensione di Wolves at the door.
The Manson family massacre, di tutto il lotto, se non è il migliore certamente è quello più originale. Mentre racconta una storia di fantasia ambientata nel 1992, inserisce fatti di Manson antecedenti e coincidenti con il massacro di Cielo Drive.
Se appare discutibile (e di poco buon gusto) la scelta di inserire nel film diverse citazioni espresse dalla viva voce di Manson, a Jones va riconosciuto il merito di spiazzare per come gioca sul fattore "tempo", incastrando le due diverse storie in un meccanismo da fisica quantistica. L'effetto finale, anche grazie alle buone interpretazioni e al discreto montaggio, è quello di essere trasportati in un incubo quasi concreto (risultato dovuto al mix tra finzione e realtà), dove le prospettive temporali (dal 1969 si passa al 1992) subiscono uno slittamento in avanti e indietro che produce una costante sensazione di inquietudine. Inquietudine che prosegue anche sui titoli di coda, quando vengono rese note le informazioni sul destino dei componenti della family, mentre in sottofondo parte il malinconico brano di Bach, Aria sulla quarta corda.
"A volte ho paura di vivere. Vivere è ciò che mi spaventa. Morire è facile. Ciò che è difficile è svegliarsi ogni giorno e affrontare tutto questo, ancora e ancora." (Charles Manson)
F.P. 23/08/2019 - Versione visionata in lingua inglese - durata 77'26"
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