Regia di Enrico Guazzoni vedi scheda film
Don Paolo, siciliano benestante, deve correre a Roma al più presto: suo nipote ne ha combinata una delle sue. Lo scapestrato giovane questa volta ha sedotto una ragazza di buona famiglia; don Paolo si fa valere a suon di denari, riuscendo infine a orchestrare il matrimonio riparatore.
Come spesso gli accadeva, anche in questa occasione Angelo Musco viene chiamato a portare sullo schermo una commedia da lui stesso precedentemente interpretata a teatro; si tratta per la precisione de I don, di Pippo Marchese, che una sceneggiatura di Guglielmo Giannini (proprio lui, il futuro ‘politico’) trasforma in un’operina agile e non priva di toni ironici. Certo, siamo nel 1936 e il cinema è ancora lontano dall’avere una propria marcata impronta; il lavoro di Enrico Guazzoni dietro la macchina da presa (e come scenografo) e dei suoi collaboratori tecnici – fotografia di Ubaldo Arata, montaggio di Ferdinando Maria Poggioli, musiche di Ezio Carabella – riesce però a smarcare la pellicola dai canoni espressamente teatrali da cui prende le mosse. Musco è il mattatore che già si conosce, e al suo fianco ha qui, fra gli altri, Mario Pisu, Rosina Anselmi, Maria Denis, Mario Ferrari, Nerio Bernardi, Vanna Vanni ed Ermanno Roveri: cast assolutamente all’altezza della situazione. Dati i contenuti leggerini e il sostenuto moraleggiare che sostiene la trama – ben gradito alla censura di regime, si capisce – Re di denari pare oggi un film non tanto vecchio o antico, ma addirittura preistorico. 4/10.
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