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Sette monache a Kansas City

Regia di Marcello Zeani vedi scheda film

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La recensione su Sette monache a Kansas City

di mm40
3 stelle

Due sgangherati cowboys per puro caso trovano un filone d’oro, ma attorno a loro varie gang di fuorilegge si muovono per fregarli. L’unico rifugio possibile è un convento dove le suore sono però più agguerrite che mai.

Di spaghetti western ne sono stati girati a bizzeffe, ma questo Sette monache a Kansas City – altrove noto anche solo come Kansas City – è uno dei titoli più qualitativamente scarsi di tutta la risma. Il che non esclude due fattori importantissimi, sia chiaro: che questo fosse l’obiettivo di partenza e, soprattutto, che non ci si possa comunque divertire a vedere dove porta (da nessuna parte, spoiler) questo sconclusionatissimo film a base di cowboy gay – macchiette che oggi sarebbero immediatamente tacciate di omofobia – e suore manesche, fra schiaffoni dal rumore assordante (marchio di fabbrica delle nostrane commedie di quel periodo, da Bud Spencer & Terence Hill in avanti) e infinite scene di cancan nel classico, stereotipato saloon, espediente ben poco fantasioso per portare avanti il metraggio in maniera economica e indolore. Le idee nella sceneggiatura di Marcello Cascapera (pressochè ignoto) e Lidia Puglia, in genere truccatrice e qui alla sua prima e ultima esperienza di scrittura nonché di produzione, non ha le idee chiare e non sa palesemente che pesci pigliare fin da subito; la trama si disperde rapidamente e forse non è neppure colpa, bensì merito del copione, che tenta quanto più possibile di calcare la mano su dettagli demenziali, assurdità e aspetti più o meno ridicoli della vicenda. Diciamo che sostanzialmente Sette monache a Kansas City (film nel quale le monache neppure sono protagoniste, ma compaiono solo nella seconda parte) è un lavoro che vorrebbe far ridere per una certa serie di motivi, molti dei quali risultano abbastanza comprensibili, ma proprio a causa della loro incomprensibilità riesce a fare lo stesso, quantomeno, ridacchiare. Sulla scena: Ugo Fangareggi, Enzo Maggio, Lea Gargano, Paul McCray, Pedro Sanchez, con una particina per Salvatore Baccaro. 3/10.

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