Regia di Giorgio Capitani vedi scheda film
Durante le cinque giornate di Milano, nel 1848, una povera orfanella si innamora di un patriota; la ragazza si scopre però figlia di un austriaco.
Questa è una delle prime regie di Giorgio Capitani, la cui lunghissima carriera produrrà soprattutto commedie e fiction televisive; ma ai suoi esordi il Nostro si specializzò in opere sentimentali/melodrammatiche come questa, fors’anche a seguito dell’apprendistato come aiutante, in pellicole di siffatto genere, per Cottafavi, Bianchi e altri. La trovatella di Milano si presenta fin dalla didascalia di apertura come un film storico, mentre in realtà le vicende quarantottine delle cinque giornate di Milano occupano nel complesso dell’opera solamente un ruolo di contorno, di sfondo anzi; al centro della scena c’è una storia d’amore contrastata e la Storia, quella maiuscola, ricomparirà prepotente solo nel finale, apertamente patriottico. Alla base di tutto c’è il romanzo omonimo di Carolina Invernizio, trattato inizialmente da Benvenuti e De Bernardi, e quindi trasformato in sceneggiatura da Giuseppe Mangione e Gigliola Falluto. Massimo Serato, Franca Marzi, Luisella Boni, Otello Toso, Franco Festucci e Luigi Tosi rivestono i ruoli centrali del lavoro; il ritmo è piuttosto rilassato e solamente le musiche adeguatamente pompose di Giancarlo Fusco ridestano di tanto in tanto lo spettatore dal suo torpore. Nota a margine: nulla a che vedere con il quasi contemporaneo La trovatella di Pompei, melodramma fatto e finito, diretto da Giacomo Gentilomo. 3/10.
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