Regia di Dario Argento vedi scheda film
In mezzo a tutti questi "mediocri" c'è, mi pare, un solo "buono" (non è nulla di grave se mi impiccio delle vostre recensioni, penso) quello di Keiser Soze, che credo abbia colto bene il senso di questo discusso horror: il fantasma è colui che metaforicamente preferisce alla compagnia degli uomini quella dei topi, colui che preferisce un suo tenebroso mondo agli sbrilucichii della belle epoque: l'amore tra lui e la soprano Christine sarà annientato dalla società. Una metafora della ribellione nello stile del grande Pasolini insomma, solo trasposta sul piano del soprannaturale caro ad Argento. L'ambiguo fantasma crea un suo mondo nelle tenebre, Christine è prima affascinata da lui, poi lo ripudia, infine dovrà versare lagrime per la fine del loro amore. Un fantasma ambiguo, demonico e asociale, che non sfigura in confronto a quella che è la società. Le pecche registiche di un Dario Argento che sotto il profilo della realizzazione pare poco convincente non soffocano la potenza visionaria della sua ispirazione.
Contestato perchè inespressivo, io vorrei sottolineare come per forza un uomo-mostro vissuto nella compagnia dei topi non possa esibire un'espressività facciale ammaliante.
Sempre più affascinante.
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