Regia di Dario Argento vedi scheda film
"NOOO...NOOOU...FERMATIIIIH! PERCHEEEE'? OH! AAAAH! NOOOOAOOOO...NON VOGLIO! Uh...Uh...AH! [gemiti inenarrabili] AMOOREEE! AH! NOOO!" [Asia Argento si dispera nella scena clou. Figuriamoci le altre...]
Francia, seconda metà dell'800: un neonato viene abbandonato, ma si prendono cura di lui dei topi. Qualche anno dopo il Teatro dell'Opera di Parigi, in fermento per l'opera in programma con protagonista la poderosa cantante lirica Carlotta Altieri (Nadia Rinaldi), viene gettato nel caos da un misterioso e feroce assassino che si celerebbe nei sotterranei del teatro. Lo chiamano Fantasma (Julian Sands), ma altro non è che un uomo innamorato dei topi e della cantante Christine (Asia Argento). Consumato più volte il loro amore, il Fantasma vuole che questa sostituisca la Altieri, con le buone o con le cattive. Intanto, il di lei pretendente Raoul (Andrea Di Stefano) si allarma...
Ommadonna! Ditemi che non è vero. Ditemi che non è davvero Dario Argento, quello di Profondo Rosso, di L'uccello dalle piume di cristallo, di Suspiria. Ditemi che è un omonimo, un sosia o il fratello scemo. Vi prego!
Tratto molto liberamente dal romanzo di Leroux, Il fantasma dell'opera è l'emblema di un regista e autore che raschia con forza il fondo del barile per sfornare un'indecorosa accozzaglia di scene per farne un film di quasi 100 minuti. Scene peraltro davvero brutte, se si fa eccezione per le discrete scenografie e la fotografia, ma considerando che questo film ha ricevuto anche un contributo dal Consiglio dei Ministri (quasi quasi preferisco le leggi ad personam...) c'è poco di che applaudire: nessuna linearità narrativa, logica o cronologica, dialoghi da seconda media se va grassa e attori eufemisticamente scandalosi, Argento non riesce ad azzeccare più nemmeno una inquadratura per un omicidio, per una scena di tensione, per un dialogo o per un semplice schiaffo e, se pensiamo che le sceneggiature non sono quasi mai state il suo forte, si capisce bene il perché di questo nadir cinematografico (mi dispiace, Il cartaio mi rifiuto di vederlo). Accettabili gli effetti speciali di Stivaletti, dispiace il nome di Ennio Morricone a coronare questa bruttura.
Una recita scolastica avrebbe avuto maggior dignità e spessore artistico. Io sono allibito. E qui chiudo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta