Il Capolavoro di De Palma, il film dove le ossessioni del regista e la sua immensa perizia tecnica raggiungono il culmine.
Ho gli occhi che mi brillano.
Ogni fotogramma di questo gioiello luccica luminoso, ogni sequenza compone magistralmente un puzzle perfetto e Brian De Palma raggiunge la vetta più alta della sua opera, trasformandosi da discepolo di Hitchcock a vero Maestro di cinema.
Nicolas Cage, straordinario come non è più riuscito ad essere, interpreta un poliziotto corrotto che, trovandosi davanti all’omicidio di un importante politico nazionale, sceglie la strada dell’etica e della morale e svela chi è dietro l’omicidio: il suo miglior amico.
Il film è introdotto da uno dei più straordinari piani-sequenza della storia del cinema, ma tutta la pellicola è ricca di invenzioni visive. L’omicidio avviene in diretta, ma nel corso del racconto rivediamo le stesse scene ma osservate dai vari protagonisti e dalle centinaia di telecamere puntate sulla scena: ebbene, De Palma ci dimostra quanto la realtà è mutevole e quanto un punto di vista differente possa modificarla. Lo split-screen al minuto 58, con il quale si svela convulsamente ma perfettamente la realtà dei fatti, è pura poesia.
Il pathos e la tensione, caratteristiche del nostro autore, non ci abbandonano mai e le telecamere valicano ogni frontiera, abbattono muri e ci svelano ogni dettaglio della realtà.
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