Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Film bellico di straordinaria potenza visiva che ha spostato l'asticella ad un nuovo livello: il suo!
La storia di un plotone di otto uomini che dopo il D-Day viene incaricato di salvare un soldato semplice che ha già perso nel conflitto tre fratelli risulta essere per Spilberg solo un pretesto per mettere in mostra l'orrore della guerra senza alcuna remora o morale ma con grandissima violenza formale, capace di trascinare lo spettatore al fianco dei protagonisti.
Il film lo si può spezzare in tre importanti tronconi, già con lo sbarco degli alleati in Normandia siamo dalle parti del capolavoro perchè nessuno mai prima d'ora era stato capace di mostrare i mille modi per morire in una azione del genere: soldati che vengono colpiti alla testa ancor prima che il mezzo da sbarco tocchi la riva e allora saltano in acqua venendo trascinati sul fondo dal peso dell'equipaggiamento, altri che vengono avvolti dal fuoco del lanciafiamme con le bombole perforate dai proiettili nemici, mutilati agli arti superiori che raccolgono il braccio tranciato dall'esplosivo, altri ancora colpiti mortalmente alla testa mentre provano ad organizzare l'avanzata sotto una pioggia di colpi, e il tutto è filmato e montato da Spilberg senza sconti, con un sonoro devastante per gli orecchi che accentua ancor più il realismo delle immagini, per la prima volta al cinema ci viene mostrato con chiarezza cosa è stato un pezzo di storia militare che ha cambiato il corso di una guerra mondiale e della nostra storia.
C'è sangue a ettolitri che sgorga dai frames e si fa anche fatica a tenere aperti gli occhi mentre gli alleati avanzano e ci viene presentata la brigata guidata dal cpitano Miller (ottima prova di Tom Hanks) che tra i frastuoni delle esplosioni e i fischi delle pallottole comincia ad avere una mano che trema senza controllo, intorno a lui una sporca dozzina di sette uomini composta dall'audace sergente Horvath (Tom Seizmore) che conserva in barattoli di latta la terra da lui calpestata al servizio dello zio Sam, il cinico Reiben (Ed Burns), il cecchino devoto a Cristo (Barry Pepper) che recita salmi mentre inpallina i nemici, Mellish (Adam Goldberg) che essendo ebreo ha qualcosa in più degli altri da far pagare ai tedeschi, Caparzo (Vin Disel) di origine italiana, Upham (Jeremy Davies) che parla francese e tedesco ma latita per coraggio e sangue freddo e l'infermiere Wade (Giovanni Ribisi) cosciente della propria inutilità.
Aldrich ha fatto scuola e le relazioni fra i membri del plotone sopra elencato sono importanti per comprendere i pensieri e le paure che animano i men of war descritti da Spilberg ma senza licenze poetiche effettate (ogni riferimento a La sottile linea rossa di Malick è volutamente non casuale).
Il blocco centrale si concentra sugli otto uomini e la loro ricerca di James Ryan che troveranno e dovranno difendere in una disperata battaglia che si sonsuma in un diroccato paesino francese in attesa dell'arrivo delle truppe di appoggio ed ovviamente non tutti ce la faranno ma la missione come evidenziato nell'incipit verrà portata a termine in chiusura di un film come detto potentissimo che nel finale torna a turbare l'occhio e lo stomaco con la sua cruda rappresentazione di come si muore lentamente se si viene colpiti alla giugulare o se il nemico ti infila lentamente la baionetta nel cuore.
Oscar alla regia strameritato così come altri 4 oscar tecnici che rendono Salvate il soldato Ryan un film memorabile e da vedere ma solo se si possiede uno stomaco forte.
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