Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Ogni presente, ogni vita, è inevitabilmente condizionata dal passato. Quando poi quel passato è immerso in litri di sangue e sofferenze, il presente non potrà sfuggire a qualche macchia rosata ne tantomeno il futuro. Quando Spielberg racconta la guerra, ci colma di rispetto e ci imprime dentro un senso d’impotenza che finisce per farci sentire così maledettamente stupidi perché vittime della modernità fuorviante che valorizza "cose" piuttosto che sentimenti. Secondo, più che meritato, Oscar come miglior regia, questa pellicola ci proietta allo sbarco in Normandia, alla ricerca dell’unico superstite dei quattro fratelli Ryan, paracadutato nell’entroterra delle linee nemiche, per riportarlo a casa. Spielberg racconta la guerra dal cuore, da dentro i sentimenti, lasciando sangue e battaglie di contorno. Racconta vite, paure e umanità, lasciandoci con gli occhi fissi sullo schermo che quasi penetrano la tensione che Steven crea col suo modo, ineguagliabile, di fare cinema. Ottima la nostalgica fotografia, fedele all’idea di guerra che ognuno immagina. Grandissimo Tom Hanks con gli occhi che riflettono lo smarrimento di un uomo che conduce uomini alla salvezza ma sa di dover passare per le vie dell’inferno. Un film di guerra che parla di speranza che c’è anche dove non sembra esserci ed è anzi più profonda di quanto si possa lontanamente immaginare.
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