Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
La doppia identità dell'abile commerciante Spielberg ben si rispecchia in questo spettacolare quanto sopravvalutato film bellico. 'Salvate il soldato Ryan' è infatti affabulatorio e propagandistico, nonostante le geniali impennate della celebre mezz'ora iniziale. Lo sbarco degli Alleati in Normandia è certamente un capolavoro registico difficilmente eguagliabile. Attingendo a piene mani dal repertorio cinematografico del 'genere', Spielberg rinuncia a una realizzazione manichea, privilegiando una sorta di caos percettivo ed immersivo di innegabile impatto. Nel corso della battaglia i punti di vista vengono moltiplicati, grazie anche a un uso insistito ed empatico della 'soggettiva'. Vittima e carnefice finiscono presto con il rivendicare la stessa libertà di sguardo e la messa in scena, in tutta la sua ostentata crudezza, si fà espressione morale e voyeuristicamente ambigua.
Fin qui tutto bene se solo Spielberg, una volta concluso il prologo-delirio, non tornasse alla sua solita narrazione convenzionale e ottusa. Più il film va avanti e più finisce con l'essere prevedibile in ogni suo snodo narrativo, il dilemma morale diventa esplicito, didascalico, prolisso, oltre che sorretto da una analisi sempre più sottilmente ideologica, irrimediabilmente poco propensa alla problematizzazione. L'enfasi prende il sopravvento divorando la bontà estetica del prologo, il semplicismo decrittivo annebbia lo sguardo. Il cinema non spicca il volo, perchè inchiodato alla tradizione e al conservatorimo del suo autore.
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