Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
La lotta contro l'impasto osceno di mafia,politica e istituzioni al cinema passa per forza da Damiano Damiani,cineasta che,anche quando non al meglio,ci ha messo sempre un impegno accorato nel proporre storie che vedevano protagonisti tormentati da un sistema criminoso,oppure ,per quanto frustrati dai propri limiti,e dalla mancanza degli stessi del magma mafiostatale,conquistavano qualche punto,magari rimettendoci la vita."Confessione di un commissario..." è stato uno dei successi di pubblico del regista che veniva dal profondo Nord più sonori,e insieme uno dei suoi lavori più intinti di pessimismo nero:il commissario Bonavia non è certo un modello,ma è uno sbirro perspicace e a conoscenza del mondo mafioso,di come sfrutta la crudele manovalanza,e intreccia affari e delitti,mentre il magistrato Traini è un uomo legato ai princìpi,ferreo e non corrotto,ma che non ha capito che non è possibile nemmeno ipotizzare di affrontare certe realtà senza sporcarsi le mani:questo è il teorema,discutibile quanto si voglia,del film,che volge lentamente a una spirale di sconsolata negatività,spingendo a un confronto duro i due coprotagonisti,un Martin Balsam di sofferta adesione al personaggio dell'investigatore duro e colmo di dolore,e un Franco Nero rigido e imploso."Confessione di un commissario..."è una pellicola che si conclude infliggendo allo spettatore alcuna speranza nella possibilità di soluzione del sistema-Mafia,e va dato atto al lungometraggio di affrontare l'argomento con estrema serietà:anche se,narrativamente,è un pò strano che il personaggio di Bonavia compia le scelte che prende,presagendo di realizzare qualcosa come tirare un sasso in uno stagno.E la pellicola si chiude su un atto di coraggio solo presunto,sulla forza di guardare in faccia il Male,che se ne è stato ben nascosto seppure di fronte agli occhi,ma senza capacità d'azione vera e propria da parte dei "buoni".
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