Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
E' un lavoro onesto e coraggioso, questo di Damiani, con una coppia di ottimi interpreti come Martin Balsam e Franco Nero ed un preciso intento di lucida critica sociale; siamo nell'Italia dei primi anni settanta e le tensioni politiche, all'alba della triste stagione del terrorismo, si accostano alle faide di mafia nella Sicilia in cui il film è ambientato. Lo scontro fra i due protagonisti, cioè un commissario ed un procuratore, rappresenta innanzitutto uno scontro ideale fra mentalità simili per quanto riguarda i fini (sradicare la criminalità nel territorio), ma molto distanti dal punto di vista dei mezzi adottati; sul piano fisico lo scontro non avviene, ma le parole che i due adottano per dichiararsi reciproca disistima sono sostanzialmente macigni (il commissario sarebbe disposto a calunniare il magistrato, se questo decidesse di interferire a modo suo nelle indagini). E' così che quindi abbiamo in primo piano non tanto una lotta fra buoni e cattivi, quanto un vero e proprio duello - in chiave western, ma diluito, ridimensionato dalle circostanze - fra il buono totale (Nero, il procuratore) ed il buono corrotto dall'ambiente, disposto alla violenza per combattere la violenza ed all'illegalità per fronteggiare l'illegalità (Balsam, il commissario). Sceneggiatura di Damiani-Laurani-Gicca Palli; il ritmo c'è; bel commento sonoro di Riz Ortolani. 6/10.
Duello fra un magistrato ed un commissario di polizia in Sicilia: l'omicidio di un mafioso pare aver avuto la complicità proprio del secondo. Che, nonostante cerchi di coprire e sabotare le indagini del primo, finirà in galera, dove sarà presto ucciso.
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