Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Robusto film di Damiani contro la mafia, con un impianto non tradizionale, fortemente influenzato dalla precedente geniale esperienza dell'"Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" (1970) di Petri, ancora più esplicito, nel denunciare le collusioni tra mafia intesa come braccio armato, potere politico, economico e giudiziario. È pur vero che noi oggi siamo avvantaggiati nel comprendere questa forte tensione morale diretta contro l'affarismo mafioso dalle successive esperienze registiche di Damiani, prima tra tutte la direzione della prima serie televisiva della "Piovra" (1984), ma pare comunque incredibile che all'epoca molti non compresero questo tipo d'impegno del regista friulano: all'epoca dell'uscita di questo film, Giovanni Grazzini scrisse che «solo per avventura, del resto, l'azione è ambientata in Sicilia e punteggiata di riferimenti a fatti di cronaca. Da gran tempo il cinema ci ha abituati a questi "gialli" sostanzialmente cosmopoliti...». Qui invece Damiani ci propone il ritratto di due uomini rigidi nelle loro posizioni, per certi versi meritevoli di ammirazione, ma, proprio per le rispettive ed esclusive visioni sul modo di perseguire la giustizia e colpire i criminali, sostanzialmente inefficaci a contrastare il fenomeno mafioso. Sotto sotto Damiani propone un'alleanza tra gli uomini onesti delle forze dell'ordine e della magistratura, perché le indagini costellate di veleni, ripicche e spiate fanno soltanto il gioco dei mafiosi, mentre la Giustizia è destinata a soccombere, come hanno dimostrato, anni dopo, le tristi fini di uomini valorosi come, tra gli altri, Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino.
Eccellente Martin Balsam che riesce a trascinarsi dietro, in una bella gara di emulazione recitativa un Franco Nero partito in sordina. Buono anche il cast di contorno, con Gora, Lorcas e Gammino a fare da funzionali comprimari.
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