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Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica

Regia di Damiano Damiani vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica

di axe
7 stelle

Il commissario Bonavia fa dimettere da un manicomio di Palermo un pregiudicato, Michele Li Puma, il quale immediatamente tenta di uccidere un imprenditore edile, Ferdinando Lomunno. L'assassinio non riesce, ma, a causa della cruenta sparatoria, rimangono a terra diversi uomini. E' incaricato delle indagini il pubblico ministero Traini. Acquisite informazioni e sentiti i testimoni reperibili, da un confronto con il commissario, Traini comprende che il motore degli eventi è stato lo stesso Bonavia, il quale desidera la morte di Lomunno, da anni alla guida di una spregiudicata attività di speculazione edilizia, in complicità con altri maggiorenti della città, ed a danno dei cittadini, dei lavoratori e del territorio. Emersi gravi indizi a suo carico, il commissario comprende che ben presto sarà arrestato; prima di entrare in carcere, dunque, fa giustizia sommaria. Il procuratore comprende i motivi che hanno spinto Bonavia ad agire in tal modo e sceglie di aiutarlo; ma per il poliziotto è troppo tardi. Damiano Damiani, autore di molto cinema impegnato nel denunciare i mali sociali di un'Italia in rapido cambiamento, dirige un poliziesco drammatico ambientandolo in una Sicilia a cavallo tra passato e presente. Il regista di origine veneta mostra l'applicazione di metodi mafiosialle nuove dinamiche connesse alle ghiotte prospettive di guadagno che si aprono negli anni del boom economico. Il "palazzinaro" Lomunno è al vertice di una congrega di affaristi e persone importanti le quali, ognuna per quanto in suo potere, favoriscono una devastante speculazione edilizia. Collaborano con lui boss mafiosi, imprenditori, politici di rilievo nazionale ed amministratori locali. Dove non si arriva con il denaro, il traffico di influenze, lo scambio di favori contro voti, lo si fa con la minaccia e, non di rado, l'omicidio. Con annesso occultamento di cadavere. Il commissario Bonavia, impotente di fronte a tutto ciò e colpito anche personalmente dall'azione della congrega malavitosa - Lomunno ha fatto uccidere un sindacalista che denunziava i mali della speculazione, nonchè un giovanissimo testimone dell'accaduto - ha cercato un modo per far giustizia senza avvalersi delle istituzioni, evidentemente non in grado, poichè molti suoi rappresentanti fanno parte della cricca, di contrastare Lomunno. Il suo piano non riesce; dunque, agisce personalmente. Per buona parte del racconto, il pubblico ministero Traini gli è avversario. Non si fidano l'uno dell'altro; si sorvegliano reciprocamente utilizzando gli uomini a loro disposizione. Traini entra in grave conflitto con il commissario; il magistrato ha fiducia nella legge e nelle istituzioni e non tollera il modus operandi del poliziotto. Quando questi finisce in carcere, tuttavia, ne comprende scelte e motivazioni. Nel contesto descritto, Bonavia non ha speranze. Ma Traini ne raccoglie il testimone, scegliendo di procedere a testa bassa contro i membri della consorteria. Il commissario, uomo disilluso e taciturno, è interpretato da Martin Balsam. Franco Nero è il magistrato Traini; volto pulito e curato, espressione franca e decisa, un parlare forbito e fluente trasmettono fiducia e convinzione d'essere nel giusto. La sfortunata Serena Li Puma è interpretata da Marilù Tolo. Diversi caratteristi offrono i loro volti per interpretare personaggi poco raccomandabili; Luciano Catenacci è Ferdinando Lomunno, Adolfo Lastretti è Michele Li Puma, Nello Pazzafini un detenuto rancoroso nei confronti del commissario. Il ritmo è sostenuto, le tinte certamente drammatiche; nonostante alcuni elementi in comune, il film non è ascrivibile al coevo genere "poliziottesco". L'ambientazione è una Sicilia omertosa e violenta, oggetto di uno sviluppo sregolato e disomogeneo. Sono visibili, prossime l'uno all'altro, persone in automobile e su muli e carretti; anonimi palazzi moderni e cadenti fabbricati rurali; eleganti cittadini e popolani malconci. Questo schema potrebbe essere applicato ad altri contesti di una nazione il cui sviluppo economico non è accompagnato da una pari evoluzione etica. Damiano Damiani coglie nel segno; non è certo un elemento di fantasia la costituzione di una consorteria, cui partecipano anche insospettabili "colletti bianchi", al fine di drenare risorse pubbliche a danno della collettività. Un buon poliziesco, che trova la sua più importante ragion d'essere nella funzione di denuncia.

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