Regia di Ugo Chiti vedi scheda film
Toscana anni 50. Il rude Fosco torna al paese con Anna, bella e procace, sposata in seconde nozze. Entrambi hanno già un figlio, lui ha l’adolescente Livio, timido e introverso, mentre lei una bambina molto legata alla madre. Il rapporto tra Livio e il padre, che ha un carattere rude e aggressivo, è conflittuale. Quando Fosco, che svolge affari poco limpidi, viene arrestato e finisce in carcere, il figlio Livio si innamora follemente di Anna.
Diretto da Ugo Chiti, che ha una bella carriera come sceneggiatore e abbastanza limitata come regista, “La seconda moglie” è a mio parere un film senz’altro più “interessante” che “bello”.
Probabilmente da un punto di vista produttivo è nato come operazione per consacrare Maria Grazia Cucinotta, qui indiscussa protagonista, dopo il successo de “Il Postino” e “I laureati”. Oggi può considerarsi – dati i tratti spesso imbarazzanti/poco credibili/grotteschi - quasi uno di quegli “scult” che poi restano impressi nella memoria cinematografica, anche se sarebbe sbagliato negare alcuni elementi di interesse.
Parlo dei luoghi incantevoli delle riprese (fotografia pazzesca), di alcuni sporadici interessanti elementi di mélo, di un cast funzionale, dalla bella protagonista, al marito interpretato da Lazar Ristovzki, al convincente Giorgio Noè, nei panni di Livio, perfetto per il ruolo del ragazzo timido introverso e con degli occhi azzurri che bucano lo schermo, fino ai vari personaggi di contorno.
L’erotismo c’è, son comunque poche le scene di nudo (solo di Noè e non frontali), la Cucinotta non toglie mai nemmeno il reggiseno, cosa che fece storcere il naso non poco allora. Voto (da 1 a 10): 6,5.
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