Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Apparentemente può essere giudicato un film non particolarmente interessante. Tra l'altro, nelle poche recensioni che ho visto é catalogato sia come 'commedia' che come film 'drammatico'. In realtà é semplicemente uno spaccato di vita e, come in ogni vita, c'é il lato divertente, quello triste, quello sciocco e irriverente, come anche quello che ci fa riflettere. Il protagonista (G. Giannini)é una persona fondamentalmente infelice. Lo é fin dall'inizio e lo sarà ancora, purtroppo, alla fine del film. Quel suo percorso verso il padre malato che, nel frattempo, muore prima che lui lo veda per un'ultima volta, é una sorta di tragica ricerca di una felicità di vivere che non sa più dove sia finita. La città dove vive lo opprime, la famiglia lo opprime..ed anche questo legame col padre, che lo obbliga a tornare verso di lui proprio quando gli si era aperto un debole spiraglio per poter sperare di essere ancora felice (l'incontro con la giovane americana), non fa altro che accumulare in lui un forte senso di disincanto.
Quando apre per errore la porta di quella camerata d'ospedale dove ci sono un sacco di vecchi malati e moribondi, ha un'ulteriore conferma che le sue prospettive (come quelle di tutti, del resto) non sono poi così strabilianti. E allora, con l'attaccamento quasi folle alla bella e giovane donna che ha casualmente incontrato, cerca in tutti i modi di recuperare e tenersi stretta una qualche emozione pur di continuare a credere che valga la pena vivere...
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