Regia di Gian Vittorio Baldi vedi scheda film
Che racconti o meno un episodio effettivamente documentato, la materia oggetto del film di Gian Vittorio Baldi è purtroppo plausibile. Ed è anche in singolare consonanza cronologica, pur con tutte le differenze del caso, con il Salò di Pasolini. Anche da questo piccolo film sembra filtrare un'interpretazione del fascismo repubblichino che, più che gli strumenti della politica, debba adottare quelli della psicopatologia. Mistura di ideologia esaltata in una vuota retorica, senso d'inferiorità che sfocia in cieca rivalsa e puro sadismo, quella esperienza lascia una scia di morte forse meno eclatante ma di certo più insensata rispetto alle stragi naziste che hanno insanguinato l'Italia nella fase finale della Seconda Guerra Mondiale. E come le stragi naziste, anche quelle perpetrate dalle camicie nere di Salò hanno troncato crudelmente giovani vite alla vigilia delle loro attese vacanze di Natale.
Pur nella limitatezza dei mezzi produttivi, il regista ha saputo scegliere le facce giuste (Steiner, Cucciolla, la Meril, Capolicchio) per un cinema che, pur non puntando a vette artistiche, sapeva essere didattico senza scadere nel didascalico.
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