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La confessione

Regia di Costa-Gavras vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La confessione

di MVRulez
8 stelle

Dopo aver raccontato la degenerazione della Grecia in una dittatura militare di estrema destra con "Z", Costa-Gavras decise di spostare radicalmente il suo sguardo, con questo film, per narrare un altro tipo di degenerazione dello Stato, compiuta dal versante politico opposto: il regime comunista. La trama di "L'aveu" riguarda il Viceministro degli Affari Esteri cecoslovacco (un bravissimo quanto smagrito Yves Montand) che si ritrova improvvisamente arrestato e detenuto in condizioni a dir poco deprecabili, così come gli altri militanti e funzionari del partito comunista che condividono il suo medesimo passato politico. Man mano l'ex ministro si ritrova a dover rispondere alle solite e imperterrite domande che lo accusano di essere una spia (che, chissà come, agisce sia per il capitalismo occidentale sia per il trotskismo: un evidente contraddizione). Le domande si susseguono e le condizioni psicologiche (ma anche fisiche) dell'ex ministro peggiorano, dato che gli vengono garantite una quantità minimalissima di cibo, acqua e sonno. Ben presto si capisce che in realtà lo scopo degli interroganti è quello di estorcere una confessione che non ha pressocchè nulla di vero o concreto: una confessione forgiata, dunque, che il protagonista e i suoi ex colleghi di partito si ritrovano costretti a dover riconoscere per porre fine al loro tormento. Dopo le confessioni, si arriva a un processo-farsa, una vera e propria messa in scena, durante il quale emerge il vero fine di quest'operazione voluta dallo Stato, dal Partito: trovare dei nemici, anche fittizi, affinchè si possa in un certo qual modo giustificare la presenza asfittica del regime nei confronti dei suoi cittadini. E a questo punto è ben chiaro che tutti, vittime e carnefici, ex funzionari e servizi segreti, sono assoggettati a quella religione politica che denota il regime comunista: una cieca fiducia nei confronti del Partito che portava inesorabilmente a considerare qualsiasi azione dello Stato come legittima, a discapito di ogni diritto civile, fino ad arrivare alla situazione più paradossale possibile quando il cittadino, pur sapendo di essere innocente nei confronti dell'accusa che gli viene perpetrata, finisce per considerarsi automaticamente colpevole qualora ad accusarlo sia l'infallibile Partito. Un esempio eclatante di ciò lo si può notare anche nell'atteggiamento dei servizi segreti (specialmente nella figura di Kohoutek, interpretato da un bravo Gabriele Ferzetti), i quali, pur essendo a capo degli interrogatori, non comprendono la loro funzione e quella delle loro domande; la loro è solo una cieca obbidienza alla volontà dello Stato. Rispetto a Z lo stile è indubbiamente meno concitato e più claustrofobico, dato che il film è ambientato per lo più in interni oscuri ed opprimenti, che però hanno il pregio di trasmettere allo spettatore l'idea di un regime capace di intrappolare i propri cittadini. Pressoché simile il montaggio, con i suoi stacchi improvvisi e nervosi. Bel film, forse un passo indietro rispetto all'opera del 1969, ma che rimane comunque fondamentale nella filmografia di Costa-Gavras, un autore capace di scrutare e raccontare le storture che caratterizzano i regimi totalitari, sia di estrema destra che di estrema sinistra.

Yves Montand

La confessione (1970): Yves Montand

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