Regia di Jerzy Skolimowski vedi scheda film
39° BERGAMO FILM MEETING - OMAGGIO A JERZY SKOLIMOVSKI
Nella sera che precede la Pasqua, tra i quartieri di un Varsavia livida e fredda non solo climaticamente, un ambizioso ed irrequieto studente di medicina decide di cambiare tutto ciò che può della sua esistenza grigia e senza stimoli.
Con indosso gli unici vestiti che possiede e quel poco che gli resta nella valigia ingombrante che si porta appresso, l'uomo girovaga senza una meta apparente tra le vie cittadine, finché la sua strada si incrocia con quella di una bella ragazza che di professione fa l'autista di tram.
Assieme a lei il ragazzo intravede una possibilità di sfuggire a quella sensazione di insoddisfazione che il suo status gli comunica e che lo rende balzano ed insofferente come chiunque cerchi affannosamente una ispirazione di vita ormai irrinunciabile.
Disagio generazionale, inquietudine verso un mondo che pare immutabile e che non lascia prospettive evidenti che possano rivelarsi stimolanti, una sorta di insofferenza verso una generazione adulta che non ha saputo reagire come forse avrebbe dovuto ad un travaglio storico che ha visto la Polonia perennemente succube e fulcro di scontri provenienti da paesi terzi, Barriera è il terzo film di Jerzy Skolimowski, e quello che per primo raffigura il personaggio di Andrzej fino a quel momento da egli stesso interpretato, per ricorrere ad un attore terzo, in questo caso il noto interprete polacco Jan Novicki, piuttosto ricorrente nelle opere della regista ungherese Marta Meszaros. In realtà qui il protagonista non ha un nome, ma per gli studi intrapresi ed il carattere ribelle, rivela le caratteristiche almeno interiori di quello che fu, fino a quel momento, l'alter ego del regista.
Tra follie e lampi di vitalità spesso fuori posto, si consuma in un generale nonsense e in guizzi di vitalità cinefica una sorta di bizzarro atto di protesta che si rivela in grado di sdrammatizzare con l'ironia ed un pizzico di imprevedibile follia.
La bella co-protagonista e musa ispiratrice del nuovo stimolo di vita verso cui anela il protagonista, è interpretata da Joanna Szczerbic, divenuta poi la moglie del regista.
Il film, al pari degli altri tre film che segnarono il folgorante esordio nella regia di Skolimovski, sono tutto un susseguirsi di guizzi, scatti d'umore, ironie e situazioni tra il goliardico e l'onirico che rendono tutti questi film probabilmente non facili da seguire per l'assenza di una trama vera e propria, ma apprezzabili per il coraggio di manifestare questa insofferenza che diventa un insopprimibile istinto di vita che obbliga ad agire, a muoversi, a reagire.
Tra il livido bagliore degli esterni cittadini, nel film risalta anche il notevole apporto di una colonna sonora jazz.
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