Regia di Paco Plaza vedi scheda film
Mario (Luis Tosar) è un infermiere che aspetta un figlio dalla bella (si fa per dire) moglie. Il caso vuole che si trovi a prestare assistenza al boss galiziano Antonio Padin, oramai malato terminale. I due figli del criminale, Kike e Tono, vista la degenza del padre, gestiscono gli affari della famiglia, nella completa diffidenza e nel disprezzo più totale del genitore , che li considera due incapaci. Ed infatti, quando i due si metteranno nei guai con un cartello Colombiano, verrà coinvolto non solo lui ma indirettamente anche Mario, che però finge di essere ciò che in realtà non è.
Come si fa a non voler bene a Paco Plaza? Dopo “Rec”, folgorante ed ansiogeno thriller di quelli che non lasciano scampo, ci si aspetta sempre il bis. Invece il giovane regista si è un po’ perso per strada, e questo “Occhio per occhio” certamente non fa gridare al miracolo. Perché l’inghippo si capisce quasi subito nonostante si punti molto su false identità ed inganni; la messa in scena è piuttosto fluida ed i minuti scorrono via abbastanza liberamente, anche se non ci sono né scene memorabili ne intuizioni da capogiro, anzi a dir la verità il film sconta situazioni straviste. Anche la sceneggiatura paga alcune svolte improbabili, ma vabbè pazienza.
Ciò che resta invece è l’ottima recitazione di Luis Tosar, bravo nel tratteggiare una personaggio pieno di sfumature, di Ismael Martinez ed Enric Auquer nei panni dei figli del boss. Il primo, attore qui da noi sconosciuto ed attivo soprattutto in tv, sfodera una prova piena di energia e disperazione. Il secondo viene premiato con il Goya per il miglior attore rivelazione. Epilogo in crescendo amarissimo.
Niente di esaltante, ma neanche disprezzabile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta