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L'allievo

Regia di Bryan Singer vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su L'allievo

di Gangs 87
6 stelle

Todd ha sedici anni ed è appassionato di storia. Quando a scuola viene raccontato il periodo nazista la sua passione si trasforma in ossessione. Cercando informazioni su quel periodo incappa nella foto di un uomo, un ufficiale delle SS, che riconosce su un autobus che lo riporta a casa dalla scuola. Todd, incapace di resistere alla tentazione, finirà per ricattare l’anziano in cambio dei raccapriccianti racconti sull'Olocausto.

 

Tratto da un racconto di Stephen King, il film diretto da Bryan Singer possiede si l’inquietudine dello scritto ma è incapace di creare con lo spettatore l’alchimia necessaria per rendere il racconto angosciante tanto quanto quello creato dalla mente di King.

 

Ho spesso lamentato l’incapacità di trasferire in immagini le elucubrazioni dell’autore statunitense che molto apprezzo, ci sono eclatanti casi in cui il regista meritava di essere esposto in pubblica piazza, ci sono che pochi, rarissimi casi, in cui qualcuno è riuscito a fare un buon lavoro e ce ne sono altri, ed è questo il caso, in cui siamo in quella fatidica via di mezzo dove il film non è brutto ma neanche bello. Insomma, ci può stare.

 

Bryan Singer, che vanta nella sua filmografia qualche interessante pellicola, decide di concentrare la narrazione sul rapporto morboso e inquietante che si crea tra i due protagonisti, escludendo, quasi totalmente le “ragioni” che portano Todd alla sua esponenziale ossessione per il nazismo, in particolar modo per le barbarie che lo hanno rappresentato.

 

Sembra trasformare questa sua malata mania quasi in un capriccio adolescenziale, a differenza della gravità che invece traspare ampiamente nel racconto di King e che sfocia in un tragico finale che nel film viene trasformato e ridimensionato.

 

Estrapolando la pellicola dal contesto narrativo, escludo quindi il confronto con il racconto di King, siamo di fronte ad una narrazione che funziona ma manca di fondamenta; praticamente ciò che vediamo è scorrevole e lineare eppure manca di un contesto, di una motivazione che giustifichi la generazione di quel rapporto malato che si crea appunto tra Todd e Dussander.

 

Brad Renfro e Ian McKellen nei panni dei protagonisti sono bravissimi. McKellen in modo particolare. Incarna la rassegnazione e il disgusto dell’essere umano, la devozione e la dipendenza dal male. Personificazione di un periodo storico atroce e inenarrabile Dussander è la voce del male da cui non riesce o, più sinceramene, non vuole sfuggire dimostrando che, molto più spesso di quanto si possa immaginare, le scelte della nostra vita sono frutto (anche) dei nostri desideri più oscuri.

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