Regia di Anthony Hickox vedi scheda film
Tre anni dopo aver realizzato un discreto divertissement con mezzi modesti e qualche idea gustosa, il mestierante Anthony Hickox ci riprova confezionando un sequel non necessario, ancora più inconcludente del già stiracchiato capitolo originale.
Nella frenesia citazionista della scialba sceneggiatura finiscono ancora una volta classici della letteratura e del cinema fantastico e d’orrore, omaggiati in chiave parodistica e stavolta ancora più assurda, rivolta ad un pubblico poco più che adolescente.
La trama si dipana da un pretesto assai ridicolo: la mano di un non morto, scampata all’incendio che ha distrutto lo stregato museo delle cere, uccide il rozzo patrigno di Sara, unica sopravvissuta insieme a Mark del gruppetto di amici protagonisti del film precedente. Per dimostrare l’innocenza della ragazza e ottenere prove concrete della loro incredibile avventura, i due intraprendono un viaggio nel tempo (o sarebbe meglio dire nelle leggende), grazie alla scoperta di altri amuleti e formule custodite a casa dell’amico del nonno di lui, appassionato di occultismo. Nelle loro peripezie si scontreranno tra gli altri con Frankeinstein, Alien, zombies, fantasmi e cavalieri corrotti ai tempi di Re Artù.
Il risultato è un’accozzaglia di situazioni più demenziali che orrorifiche, delle quali ad un certo punto si finisce per smarrire il senso. La messa in scena, a partire da costumi e trucchi, è volutamente spiccia e artificiale, ma qualche momento splatter e alcuni personaggi bizzarri risultano anche divertenti. Si segnala anche un ironico cameo del buon Bruce Campbell, nell’episodio meno comprensibile di tutti.
Commedia a sfondo fanta/horror di poche pretese.
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