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Black Widow

Regia di Cate Shortland vedi scheda film

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La recensione su Black Widow

di lussemburgo
6 stelle

Pellicola dalla molteplice natura, Black Widow, primo film del MCU dopo l’esplosiva conclusione della saga degli Avengers in Endgame, proprio da questa pellicola in parte trae spunto proponendosi come sequel delle vicende della Vedova Nera: Natasha Romanoff, che era morta proprio nell’ultima avventura del Supergruppo, lascia il nome in eredità a una nuova incarnazione, di fatto facendo del film un reboot; inoltre, per raccontare la giovinezza e le conseguenti ragioni del passaggio di ruolo, si propone come origin story del personaggio, pur in un’accezione postuma, diventando così anche un prequel di Endgame col racconto di episodi antecedenti quella conclusione.

In questo strano omaggio post mortem alla Vedova Nera, si fa chiarezza sul passato di Natasha, prima visitato soltanto da un criptico flash-back durante Age of Ultron (relativo a un addestramento in una tirannica accademia di danza), raccontandone per esteso il periodo di formazione e, soprattutto, l’infiltrazione come famiglia russa sotto copertura negli stati Uniti, (come in The Americanso,in precedenza, in Alias), e la presenza nel consesso familiare di una finta sorella, Yelena, addestrata come lei.

Tra tradimenti e fughe, agnizioni e evasioni, il film cambia spesso natura, con toni che passano da Goonies e l’avventuroso a misura di bambino fino all’intimità di un ritratto di famiglia in rosso, con l'American Dream corroso dall’ideologia avversa ma apprezzato nel suo divertito consumismo, tra affetti finti e tenerezze sincere in cui tutto è una menzogna a tratti felice. Prendendo disparati spunti all’interno della decennale storia Marvel, il padre altri non è che la versione sovietica di Capitan America, agente potenziato chiamato Soldato Rosso, incarcerato da allora in una prigione russa per aver favorito la fuga delle figlie, con un divertente parallelo col personaggio interpretato dallo stesso attore, David Harbour, in Stranger Things, a sua volta prigioniero di un carcere di alta sicurezza sovietico. Annegando le svanite glorie nell’alcol, incapace di recuperare la passata forza, l’uomo vive nella nostalgia di giorni finiti finché non viene liberato dalle giovani donne, sue finte figlie, e le aiuta a ritrovare il siero per il condizionamento delle Vedove Nere, task force di agenti segrete letali ancora in attività e pericolose per la pace mondiale in un heist movie che si incunea dentro a una improbabile spy story che oscilla tra Ethan Hunt e James Bond, che vede le due sorelle alleate per smantellare l’organizzazione terroristica femminile, con il siero misterioso a fare da (falso) Macguffin per alimentare le avventure delle due eroine, con tanti strascichi familiari come da tipico dramma americano.

Diretto da una donna e abitato da tante versioni più o meno esacerbate dello stesso personaggio, con altre vedove nere di svariata natura e abilità, più o meno asservite oppure libere di scegliere l’arbitrio del proprio onore, Black Widow film omaggia il lato oscuro del personaggio, presenza costante degli Avengers ma rimasto perennemente in ombra, pur facendo da collante tra i vari eroi, tra superpoteri e chi possedeva soltanto una ben allenata attitudine (lei stessa, Occhio di Falco), tra la pericolosa ira di Hulk e l’orgogliosa coerenza di Capitan America. Sensuale e misteriosa, essenziale alla tenuta del supergruppo, Scarlett Johansson sembrava l’incarnazione di un eterno femminino affascinante quanto pericoloso, soltanto in apparenza delicato, con il fascino di un passato incerto e di una nazionalità (russa) permeata di ambiguità, vestita in una tuta attillata che ne faceva la versione aggiornata di Emma Peel degli Avengers televisivi britannici (Agente speciale in Italia). Accompagnando il passaggio di testimone del personaggio a Yelena, il film mostra la prevalenza della rabbia vendicativa dell'incarnazione di Florence Pugh, nuova Vedova nera, che potenzia la cattiveria dell’appellativo, con una serietà che arriva al limite dell’ironia e con la risolutezza caratteristica di ogni personaggio incarnato dall’attrice britannica, con i suoi tratti marcati e delicati al contempo, e la voce roca a cancellare il dubbio di una ingenuità solo apparente.

Dedita a vendicare la triste sorte della sorella putativa, la nuova Vedova nera di a cui segue la

In una trama affollata di personaggi e di tempi intricati, con un pretesto narrativo relativamente improbabile, questo tentativo di innesto del mondo spionistico sul genere supereroistico risulta un divertissement abbastanza confuso, salvato dagli inserti umoristici di David Harbour, supereroe mancato e nostalgico, e dalle interpretazioni delle due sorelle, con la prevalenza della nuova venuta.

Ma, assieme al personaggio, complice la pandemia che ne dirotta la programmazione in esclusiva sulla piattaforma televisiva, il film diventa il veicolo di promozione di Disney+, poi parte integrante e attiva dell’universo cinematografico Marvel. La successiva apparizione della Vedova Nera sarà infatti nella serie Hawkeye dedicata a Occhio di Falco (e suo probabile congedo dal ruolo, con un’ennesima variante evolutiva per tramandarne il ruolo), mentre la pellicola stessa fa da premessa a future programmazioni di un universo in espansione seriale, ponendosi come conclusione delle avventure (quasi) esclusivamente cinematografiche che hanno caratterizzato le prime fasi del MCU, aprendosi ad un nuovo mondo di interazioni e ibridazioni col passaggio di personaggi dall’uno all’altro ambito, senza soluzione di continuità, come se Endgame e la concomitanza con il Covid avessero rimodulato le formule della proposta agli spettatori, facendone il fulcro di un nuovo ed evoluto multiverso audiovisivo, come se la pandemia fosse stata integrata nella strategia commerciale e comunicativa della Marvel disneyana.

 

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