Trama
Yakov, un giovane ebreo che ha lasciato la comunità ortodossa, accetta di fare da shomer e di vegliare sul corpo di un sopravvissuto all'Olocausto deceduto per vecchiaia. Avendo perso la fede, non ha tanta voglia di tornare tra coloro da cui è fuggito ma non se la sente di rifiutare la paga che gli offre il rabbino. Poco dopo l'arrivo nella fatiscente abitazione del morto, Yakov si rende conto che qualcosa non va come dovrebbe e che la veglia sarà tutto fuorché tranquilla.
Approfondimento
THE VIGIL: LA VEGLIA FUNEBRE E IL DEMONE
Diretto e sceneggiato da Keith Thomas, The Vigil racconta la storia di Yakov, un giovane di origine ebraica che vive nel quartiere di Brooklyn, a New York. Dopo essere fuggito dalla comunità ebraica ortodossa di appartenenza, Yakov accetta suo malgrado di assicurare la veglia funebre di un suo anziano componente. Con la sola compagnia del defunto in un'abitazione fatiscente, Yakov si troverà di fronte a fenomeni sempre più strani e preoccupanti.
Con la direzione della fotografia di Zach Kuperstein, le scenografie di Liz Toonkel, i costumi di Nicole Rauscher e le musiche di Michael Yezerski, The Vigil è stato così presentato dal regista in occasione della partecipazione al Toronto Film Festival 2019: "Da sempre, volevo girare un film horror, il genere che più di ogni altro mi piace e in cui mi identifico. Volevo farne però uno che non ancora non si era visto. Guardandomi intorno, mi sono reso conto che non esisteva nessun horror che avesse come punto di partenza la religione ebraica o, per meglio dire, non c'era alcun film che si basasse esclusivamente sulla tradizione ebraica. Esistono alcuni film con elementi biblici o con un rabbino tra i personaggi ma niente che sia interamente incentrato sull'argomento. Cercando tra gli elementi della cultura ebraica, ho realizzato che nessuno aveva mai fatto prima un film su uno shomer, ovvero su colui che sta di guardia e osserva i defunti la notte prima del funerale per l'elevazione e la protezione dell'anima del morto con le sue preghiere. Quindi, dovevo per la mia storia partire da uno shomer e dalla sua notte di guardia, da solo con un cadavere. Sapevo che doveva avvenire tutto all'interno di uno spazio delimitato e che doveva dare la sensazione di svolgersi in tempo reale. Mi rimaneva solo di individuare quale dovesse essere la minaccia, il pericolo che avrebbe dovuto determinare paura e tensione. Anche il male doveva appartenere alla cultura ebraica e ci sono volute molte ricerche prima di trovare il Mazik. Si tratta di un demone la cui esistenza è documentata da alcuni testi rabbinici e studi talmudici. Secondo questi, il Mazik dovrebbe vivere nei luoghi abbandonati e dovrebbe essere piuttosto turbolento e distruttivo: lo testimonia il fatto che nella comunità chassidica il termine mazik viene usato per riferirsi ai bambini piuttosto discoli".
"Quando parliamo di demoni, dobbiamo però fare le dovute differenze tra religione cattolica ed ebraica", ha aggiunto Thomas. "Nell'ebraismo non c'è un vero e proprio inferno, almeno non c'è così come lo intendono i cristiani. Non vi vive nemmeno il diavolo, figuriamoci i demoni: non esiste quella sorta di residenza di creature malvagie che invece presenta la religione cristiana. Ciò ha reso ancora più difficile la creazione di un horror ebreo. Ho dovuto concentrare le mie ricerche su un periodo molto lontano, centinaia di anni fa, quando il confine tra religione e superstizione era labilissimo. Ho parlato anche con un rabbino specializzato in demonologia ebraica e, nella fattispecie, esperto delle tradizioni dell'Europa orientale prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Costui aveva un elenco lunghissimo di demoni ma si trattava per lo più di spiriti non particolarmente pericolosi: non erano cattivi ma semplicemente fastidiosi o dispettosi".
Ha infine concluso: "Per me, la paura al cinema funziona solo se trova radici nell'intimo. Quindi, quando ho deciso di usare il Mazik, sapevo che doveva essere totalmente collegato al personaggio principale e che doveva essere un riflesso dei suoi problemi. Con The Vigil, ho realizzato un film sul trauma e sulla paura che abitano il personaggio di Yakov e che si manifestano attraverso il demone. L'avventura che si vive è un'avventura interiore per cui non esistono né un pugnale speciale né una preghiera particolare per debellare il male. L'unico modo per combatterlo è per Yovak dato dall'affrontare i suoi problemi, i suoi demoni personali".
Il cast
A dirigere The Vigil è Keith Thomas, regista e sceneggiatore statunitense di madre ebraica. Prima di dedicarsi alla scrittura ed esordire come autore dei romanzi The Clarity (2018) e Dahlia Black (2019), Thomas ha lavorato nella ricerca clinica e nell'insegnamento ospedaliero. Dopo aver lavorato allo sviluppo di… Vedi tutto
Trailer
Scrivi un commento breve (max 350 battute)
Attenzione se vuoi puoi scrivere una recensione vera e propria.
Commenti (4) vedi tutti
Interrotto dopo 40 minuti. Di horror non c'era nulla , se non un giudeo e che doveva far da guardia a un morto dietro compenso ( ovvio se no che giudeo sarebbe) e gli altri membri della comunità con i loro orridi cappelli e trecce idiote. Lo sconsiglio
commento di PepsinaMix: Religione, allucinazioni, spiriti inquieti, condizioni di lavoro non delle migliori. Un bel film, che di horror ha poco mentre di più ha recitazione, affiorare di tremendi ricordi, cautela con gli effetti speciali, ridotti al minimo. Un buon film.
commento di PieroHorror più psicologico che macabro, il cui spunto di partenza, pur interessante e originale, viene vanificato dal ripetersi di una serie di cliché che rendono la visione poco coinvolgente e ancora meno spaventosa.
commento di Fanny SallyEsordio in regia per un horror dalla forte venatura drammatica, ambientato in un contesto religioso ebraico. Privo di effetti speciali - e circoscritto in unità di luogo e azione - può contare su una buona idea e su un interprete (Dave Davis) molto convincente.
leggi la recensione completa di undying