Regia di Joko Anwar vedi scheda film
FEFF 22
“-Chi sei?
-Il popolo”
Le difficoltà aguzzano l'ingegno, temprano il carattere, forgiano i connotati per emergere come paladino dei diritti dei più deboli ed oppressi. Se poi, ad agevolare il lavoro, interviene anche una circostanza straordinaria, ecco che i presupposti e gli ingredienti per la nascita di un nuovo, necessario supereroe, ci sono tutti, come peraltro abbiamo abbondantemente appreso da decenni attraverso le pagine ed i capitoli filmati a cura di Marvel e Dc Comics.
Un eroe che prenda le difese del popolo oppresso e ingannato, è un pò il sogno nel cassetto di ogni cittadino, quando la fantasia resta l'unica risorsa per cercare un pò di riscatto da un mondo dominato dalla legge del più furbo e dall'arroganza.
Nella disordinata e sperequata società indonesiana, poi, di supereroi se ne sentiva senz'altro la mancanza, e la nascita di Gundala, forgiato lentamente dalle disgrazie di vita capitate al piccolo ed abbandonato da tutti Sancaka (i genitori verranno letteralmente fatti fuori da cattivi ricchi e avidi che vedono nella loro onestà di fondo il pericolo più concreto in grado di vanificarne le fortune), appare determinante e necessaria per dare una svolta ad una classe sociale avida e pronta ad avvelenare e compromettere nel fisico come nel morale, il destino delle future generazioni.
Forgiato nel fisico dalle tragiche circostanze di vita, nonché dalla scarica di un fulmine che, ripetuta poi in seguito, finisce per diventare una fonte di indistruttibilità oltre che un'arma segreta per l'eroe, il Gundala di Joko Anwar è una operazione assai ambiziosa, che sfrutta bene certe atmosfere tipicamente locali, esaltando il buio notturno e creando nel sobborgo lasciato a se stesso di una Giacarta caotica e quasi infernale, i presupposti ideali per una inedita e locale versione di una Gotham City bisognosa di un suo garante.
Non esente dalle medesime puerilità che da sempre risultano come un segno distintivo della maggior parte dei supereroi made in Usa, Gundala si perde sin troppo a lungo nella sua storia iniziatica con tutta l'enfasi necessaria a trasformare il povero bambino in un nascente eroe, senza risultare tuttavia mai veramente fastidioso.
Il protagonista adulto, reso con una certa professionalità da Abimana Aryasatya che pare un clone del divo Chris Evans (già Torcia Umana nei sempre sfortunati adattamenti sui Fantastici Quattro, ma soprattutto noto come il valoroso Capital America), non sfigura nella parte dell'eroe dal costumino posticcio ma, nonostante tutto, professionale quanto basta per conferirgli una professionalità ed una autorevolezza che non escludono la dignità.
Ora, pur augurandoci che Joko Anwar non rimanga a lungo invischiato nelle avventure del suo eroe e si dedichi alla sua promettente carriera di regista dai toni foschi che lo avvicinano all'horror (insomma, augurandoci che non faccia la fine toccata al comunque grande Sam Raimi, fagocitato prima da Spider Man e poi dagli Studios), riteniamo che la saga indonesiana dedicata ad una parallela dimensione di supereroi, possa avere un suo dignitoso seguito dopo questo più che dignitoso capitolo iniziale.
“-Qualcuno mi ha detto che l'unica cosa che non dura mai a lungo è la pace”
-Allora perché lottiamo per conquistarla, se sappiamo che non durerà?
-Perché vale lottare per ogni secondo di pace”
...alla prossima avventura...
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