Regia di Richard Stanley vedi scheda film
Lovecraft è difficilissimo da adattare al grande schermo: ci ho riflettuto a visione terminata. “Il colore venuto dallo spazio” è efficacissimo sotto tanti punti di vista e nella prima parte riesce a restituire molta dell’angoscia del racconto. Insomma, presupposta la libertà di adattamento e l’aggiornamento ai tempi odierni, trasmette un crescendo di terrore inarrestabile e penetrante. Poi nella seconda parte accade qualcosa: il film devia, prende scelte e strade proprie. Alcune felicissime e qui emerge un’anima malata e grottesca decisamente disturbante, che onestamente non mi sarei aspettato. Altre strade però sono non solo infelici, ma compromettenti: l’istrionismo di Cage che divora tutto, lo splatter che si impone sulla suspense, il finale tremendamente deludente.
L’ultima fatica di Richard Stanley (regista ammantato di un’aurea di culto eccessiva) è quindi un’occasione mancata; un’opera a mezz’aria che finisce lasciandoci l’amaro in bocca perché ci fa intravedere il film straordinario che avrebbe potuto essere.
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