Regia di Richard Stanley vedi scheda film
Una famiglia benestante che conta due genitori ancora giovani e due ragazzi tardo-adolescenti, si è trasferita in una idilliaca villetta di campagna tra le amene vallate del New England, ad allevare graziosi, ovattati ed un po' ingombranti alpaca (...sic...!!) certa di trovare la pace e la tranquillità che ila caotica città gli ha tolto da anni, ed in grado comunque di assolvere le loro rispettive professioni anche da remoto.
Tutto procede nel migliore dei modi, almeno fino a che qualcosa dal cielo finisce per schiantarsi poco distante dalla bella casa della famigliola, iniziando poco per volta ad infettare il circondario di un minaccioso colore viola, che altera fisicamente e caratterialmente le fisionomie di esseri viventi, fauna come flora, e finendo per compromettere i destini della fino a poco prima tutto sommato serafica famiglia in questione.
Il ritorno in regia di un regista parco nella produzione, ma autore di almeno due opere di rilievo, invero più note che veramente indimenticabili, ma comunque degne di nota per una certa capacità di sondare i confini interiori del bene e del male, della spiritualità e della malvagità che influenzano i destini dell'uomo indifeso e succube - come Hardware (1990) e Demoniaca (1992) - ovvero Richard Stanley, lontano dalla regia dal 1999, fornisce non tanto una interessante occasione per il cinema di tornare ad affrontare l'opera affascinante e tenebrosa di un autore letterario prolifico ma per troppo tempo sin troppo ghettizzato e sottovalutato come H.P. Lovecraft,. Quanto piuttosto, notizia assai poco rassicurante, all'attoraccio Nicholas Cage - che tuttavia ha sempre dimostrato coi grandi autori di saper essere un grande interprete, per scivolare nuovamente al limite inferiore delle sue mutevoli performance da interprete: e rieccolo con quelle facce assurde, con quegli occhi spiritati anche fuori tempo, quasi fuori sincrono rispetto alla gravità della situazione descritta.
Il film, sciattino e debole, kitch quanto basta per aver potuto tuttavia risultare a tratti almeno visivamente interessante, si svilisce proprio nelle sfaccettature banali ed assurde dei rapporti familiari, che fanno assumere grossolanamente ai quattro protagonisti posture, comportamenti, reazioni assolutamente al di fuori di ogni anche ipotetica situazione fuori del comune.
Più che Lovecraft, il filmetto ricorda, solo nei pochi momenti migliori, l'episodio kitchissimo ma divertente di Creepshow del grande Romeo con Stephen King attore che interpreta lo scemo del villaggio contagiato da una muffa verde aliena che se lo avvolge progressivamente; o anche le situazioni paradossali presenti nel rifacimento kitch ma accettabile del classico Invaders from Mars, rifatto nel 1986 da Tobe Hooper, un po' sopraffatto dalle tentacolari maglie delle majors produttive.
Insomma, sarà che mi aspettavo di rivedere un Cage folle ma stimolante come era successo con l'eccessivo ma sin galvanizzante Mandy, e invece qui ritroviamo quello peggiore di Mom and dad, sarà che il ritorno di Stanley - cineasta di culto per molti - in regia poteva essere considerato un eventi, ma questo Color out of Space mi è parso davvero indigesto e di poco conto, di una serie B coerente solo esteticamente, ma senza alcun elemento in grado di sostenere o provare a rendere visivamente degno di nota un autore speciale e spaventosamente intenso come Lovecraft.
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