Regia di Ettore Scola vedi scheda film
E' l'eccessivo schematismo, la forzata necessità di inquadrare tutti i personaggi in questa sorta di girotondo esistenziale di mezza età, l'unico limite e l'unica nota - se non negativa, per lo meno - capace di far storcere il naso di fronte a questo film. Per il resto si tratta del miglior film corale 'alla Scola' dopo il capolavoro di C'eravamo tanto amati, cinicamente diritto al bersaglio di una classe sociale (benestante e bisognosa di ostentare) e di una età della vita (quella in cui i risultati ormai sono stati raggiunti e si guarda con rammarico e rabbia al futuro, inevitabile declino) che fondamentalmente gli appartengono in pieno. La terrazza è il luogo ove si incontrano e scontrano personalità amareggiate da una vita apparentemente di successo, ma sostanzialmente veri e propri fallimenti in relazione ciascuno ai propri ideali ed ai propri sogni. Mitologia la scena di Gassman che chiede al congresso del partito se sia lecito essere felici pur sapendo che in tal modo si causa l'infelicità altrui; finale con l'inquadratura che vede fianco a fianco Tognazzi, Mastroianni e Gassman: brividi. Frequenti citazioni cinematografiche, anche con spezzoni da altri film, per un film che racconta anche di gente che fa (scrive, realizza) il cinema e che vede comparsate, fra gli altri, di Francesco Maselli e di Ugo Gregoretti (che introduce la sequenza finale).
Elegante cena su terrazza romana: borghesia sinistroide di mezza età in esposizione, fra battute stantìe, luoghi comuni a profusione e preoccupanti racconti di quotidiane, umane tragedie: c'è il deputato comunista che tradisce la moglie, il produttore ignorante, ma privo di spessore culturale e perciò da tutti sbeffeggiato alle spalle, l'attore emigrato anni prima e tornato in Italia senza aver lasciato grandi tracce, c'è lo sceneggiatore in blocco creativo...
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