Regia di Orcun Behram vedi scheda film
TFF 37 - AFTER HOURS Siamo in un recente "passato" distopico, oltre che "catodico"; in un quartiere turco ove il territorio è stato oltraggiato da una urbanizzazione ad alveare organizzata in modo ordinato e garante di un anonimato che diviene una imposizione, più che una scelta.
Un mite guardiano di uno dei palazzi, abile a sistemare i molti piccoli problemi tecnico-pratici di cui divengono vittima i condomini, rimane scioccato per la morte violenta ed improvvisa di un antennista incontrato poco prima che l'uomo provvedesse ad installare un'antenna parabolica in grado di fornire agli abitanti dello stabile, un nuovo canale in grado di assicurare loro il massimo dello svago, ed una nuova opportunità di approcciarsi al mondo dell'offerta commerciale via cavo.
Ma la morte dell'antennista, precipitato misteriosamente dal tetto e sfracellatosi al suolo, è solo la prima delle incognite che pare gravare su quel palazzo, dal momento in cui la parabola fornisce l'accesso alla fruizione televisiva di nuova, rivoluzionaria concezione.
Un liquido catramoso si insinua poco per volta nelle vite e nei corpi degli inquilini, ed una pericolosa, insinuante e letale forma di condizionamento sembra impadronirsi di ogni individuo, minandolo nel fisico, ma pure a livello mentale. In un contesto citazionista senza dubbio efficace ed affascinante, in cui si ritrovano echi evidenti, prima di ogni altro, con l'opera più nota trasgressiva sul condizionamento di massa di quel genio anticipatore e quasi veggente di George Orwell, nonché situazioni kafkiane molto azzeccate (ma anche lo scaltro sogno berlusconiano ed imbonitore di un impero immobiliar-televisivo tra Milano 2 e Canale 5 è nell'aria!!), Bina/L'antenna azzecca molte cose, ma non riesce ad arrivare in modo lucido e compiuto a definire un epilogo.
Di fatto il film di Orcun Behram appare ambizioso e suggestivo con quei suoi richiami quasi morali nei confronti di una deriva consumistica che si rivela letale per la sopravvivenza non solo fisica, e che noi stessi abbiamo vissuto nell'ultimo cinquantennio.
Ed anche sapientemente trattenuto e suggestivo finché non si rende necessario tirare le somme della vicenda. Una pellicola in cui non mancano i punti di forza per avvincere, ma che invece si squaglia sulla via di un finale tergiversante e ripetitivo che non aiuta né a chiarire, né a ricondurci ad un nesso apoena plausibile che possa confutare o rinnegare le lecite congetture che la vicenda ispira.
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