Regia di George A. Romero vedi scheda film
Un horror incentrato su un tema classico, ma confezionato, inaspettatamente, in una dimessa veste di realismo, con la tecnica di un video amatoriale. Quello presentato è il terrore allo stato puro, privo di artifici e di ogni emotività forzata: ad un pericolo invasivo, sconosciuto ed incoercibile, i protagonisti rispondono non con l'isteria, ma con una disperata razionalità, che li impegna in una sorta di lotta finale contro il potere assoluto e devastante della morte. Un film inquietante, con quei cadaveri freschi ed insepolti, ancora così simili a noi, eppure già appartenenti ad un oscuro aldilà. Ed un film apocalittico, nel ricordarci quanto sia sottile la linea di demarcazione tra ciò che siamo oggi e ciò che un giorno, da un momento all'altro, tutti noi diventeremo. Un'opera imponente nella sua disadorna efficacia visiva.
Il soggetto narra di un'immaginaria catastrofe nazionale a sfondo fantascientifico che, nei toni della cronaca e nella reazione della popolazione, richiama quella inscenata alla radio da Orson Welles nel 1938, e riproposta nel film "La notte in cui l'America ebbe paura" (The night that panicked America, 1975). Per il resto, quest'opera non ammette paragoni. Ciò che maggiormente la distingue all'interno del suo genere, è il fatto di riuscire a spaventarci non all'occasione, con l'intervento di colpi di scena ed effetti splatter, ma dall'inizio alla fine, semplicemente mostrandoci, con ossessività, il vero volto della morte; o, per meglio dire, quello della vita appena spenta, che tutti, dolorosamente, conosciamo. Un'immagine che questo film, senza pudore, strappa al nostro affetto per riconsegnarla all'entità crudele a cui appartiene: un'entità dai mille corpi, universale, ineludibile, antropofaga, e, per certi versi, contagiosa.
La regia si cimenta con un soffocante gioco di "dentro e fuori" che spacca in due la realtà, anche se resta labile il confine tra la salvezza e la condanna, e vaga la distinzione tra rifugi e trappole. Questo scenario da assedio rappresenta l'offuscamento delle certezze che prelude all'esplosione del terrore: se la stessa vita si sovrappone alla sua negazione, non c'è modo di orientarsi o di difendersi e, in definitiva, tutto è vano.
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