Regia di George A. Romero vedi scheda film
che sia una sonda tornata da venere , la perdita di umanità e di identità di una popolazione americana devastata dalle lotte sociali, il divario socio economico e la smania drogata dello shopping, i morti si rifiutano di giacere in pace, e tornano per cercarci
un'uggiosissima giornata di fine autunno, due fratelli fanno visita al cimitero per portare la solita coroncina sulla tomba del padre.
ora abitano in città e sono trecento miglia per arrivare e 300 per tornare; insomma una noia a cui johnny il fratello vorrebbe volentieri astenersi, e invece con lappoggio della sorella barbra, la madre tutti gli anni li obbliga a pagare questo obolo al genitore defunto.
nel cimitero non c'è nessuno e il fratello comincia a fare lo stupido, un pò per stanchezza e un pò per l'ebbrezza di tornarsene verso casa, ricorda alla sorella quando saltava fuori da dietro una lapide a farle paura e a prendere dei nomi dal defunto: "they're coming to get you barbra!!!!!" .
e barbra è ancora sensibile a queste cose stretta nel suo trench e comincia ad insultare il fratello che si stupisce che non ci sia nessuno in quel cimitero di campagna, ma ecco in lontananza un signore ritardatario.
a distanza di tanti anni dalla mia prima visione, questo film liminale, mantiene un forte impatto visivo.
la povertà francescana dei mezzi, il set della casa che ho letto che sarebbe comuque stata demolita dopo le riprese, il fatto che i protagonisti delle prime scene, si trasformino ben presto nella prima vittima del film e in co-protagonista muta che corre all'impazzata fino alla casa-fortino, nella quale poi incontrerà il vero protagonista del film.
barbra arriva nella casa chiudendo la porta che trova aperta, tenta di usare il telefono, consuma le sue ultime parole di disperazione e poi armatasi di coltello, vaga per la casa fino a quando decide di salire le scale e incappa nel cadavere di una donna con il viso scarnificato, fugge e giunta la notte, mentre tenta la fuga uscendo sbatte contro il vero protagonista della storia, ossia ben un nero.
ben prende in mano le redini della situazione e dopo essersi fatto un'idea della casa, comincia a tentare di fortificarla, sbarrando porte e finestre, tantissime con assi, porte e tavole.
barbra è fuori uso, lo shock l'ha totalmente alienata ed è praticamente inutile.
fuori quelli che vengono chiamati mostri in italiano e ghouls in inglese si stanno radunando intorno alla casa e quando ben esausto pensa di aver messo in sicurezza il piano terra, da una porta nascosta da un'altra porta fino a quel momento, escono dallo scantinato altre persone.
una famiglia con figlia che è stata morsa da una di quelle creature e una coppia di giovani.
i giovani sono da subito dalla parte di ben, l'altro uomo vorrebbe tornare in cantina e rifugiarsi lì.
uomo nero e uomo bianco uno contro l'altro; l'uno reagisce alla situazione e tenta soluzioni ragionando, l'altro invece la subisce, optando per la soluzione che potrebbe risultare una perfetta trappola per topi: una sola entrata e una sola via d'uscita che però è la stessa.
nessuno si raccapezza su ciò che sta accadendo e giustamente tentano di capirci qualcosa raccontando cosa hanno visto arrivando alla casa e ascoltano prima la radio e poi trovando una televisione che comincia a dare i primi resoconti.
i morti resuscitano e deambulando lentamente cercano i vivi per cibarsene.
una cosa incredibile per una comunità di cinefili che era abituato ad intepretare gli zombi come sonnambuli soggiogati dal voodoo per schiavismo.
l'azione è accompagnata e valorizzata da un bianco e nero fortemente contrastante che serve a rendere più shockanti gli effetti artigianali, le scene di banchetti cannibalici e le musiche che ancora sono fortemente legate ad un genere cinematografico legato al decennio precedente, ma che lo incista e lo infetta con stranianti effetti sintetici, rendendo ancora più stranianti, alienanti e spaventosi alcuni dei momenti più spaventosi e rivoluzionari del film.
e se già l'idea di un morto che torna a camminare è degno dei peggiori incubi, un cadavere che allunga le mani verso di te, con lo sguardo ebete e vuoto e la bocca spalancata per affondare i denti nelle tue carni e strapparne per cibarsene è qualcosa per cui uscire di senno.
mangiati vivi come nei documentari quando assisti alla caccia dei grandi felini o agli agguati dei coccodrilli nei corsi d'acqua.
one by one we will get you, e così poco alla volta i vivi della nostra storia vengono falcidiati; i due fidanzatini gentili muoiono per la fretta di far benzina e finiranno arrostiti negli stomaci putrescenti dei mostri.
barbra verrà portata via dal fratello, arrivato anch'esso al fortino a batter cassa e i coniugi litigiosi verranno uccisi dalla figlia in una delle scene più belle, sperimentali e sovversive del film e parzialmente mangiate, prima che ben sia costretto a rifugiarsi nello scantinato, quando i mostri diventati troppi irrompono nella casa.
quando finalmente la notte finisce e lascia il passo al giorno, possiamo solamente fare il conto dei danni e realizzare amaramente che i vivi si sono organizzati per difendersi armi in pugno, ma che il contagio non è finito.
ben si sveglia, sente degli spari, esce dallo scantinato ma fa l'errore di non chiamare aiuto.
insomma a distanza di tanti anni un gran film, importantissimo per il cinema dello spavento a venire, un film che pratica una spaccatura e che lancia la carriera di un regista che nonostante tutto non farà mai parte del grande giro
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