Regia di Ciro Ippolito vedi scheda film
Arrapaho dovrebbe essere preso ad esempio come il classico film che si ama o si odia. Sicuramente ha un valore a ridosso dello zero sotto il profilo tecnico; altrettanto certo è che le interpretazioni vacillanti, il continuo turpiloquio e le trovatine infantili disseminate lungo gli ottanta minuti (scarsi!) di pellicola possono per lo meno irritare uno spettatore maldisposto a lasciarsi andare; ma se si riesce a cedere al cattivo gusto della gang degli Squallor si è davvero in ottime mani. Anzi, le migliori mai avute dalla discografia e dal cinema italiano: la banda di Cerruti, Pace, Savio, Bigazzi fa esattamente tutto ciò che è proibito fare, scardina la logica, le regole tecniche più basilari, il buon gusto sezionandolo ai minimi termini e rivoltandolo come un calzino. E' così che per un'ora e venti non ci si deve meravigliare affatto di vedere insultati omosessuali, persone di colore, donne, bambini e qualsiasi altra minoranza umana: gli Squallor ci sono, e contemporaneamente ci fanno. Chi si inalbera per il loro linguaggio (esattamente quello di tutti i giorni, in effetti, percui molto più realistico di quello della maggior parte dei film suoi contemporanei) e per le gag scurrili ben al di sotto di ogni limite di decenza finora attestato, semplicemente non ha capito di essere stato raggirato. Perchè è noto che i quattro sopra citati sono alcuni fra i più grandi compositori di musica leggera nella storia italiana (hanno scritto per Mina, Cinquetti, Tozzi, Raf e innumerevoli altri) e che il progetto Squallor nasce essenzialmente come 'ora d'aria' dai rispettivi impegni dei vari componenti del gruppo. Con tali presupposti, ed in un cinema italiano oramai sepolto dal reale squallore, cioè dall'avanzata dei Vanzina in un mare di Dottoresse, Liceali e Pierini, non si può che applaudire al coraggio dei temerari di Arrapaho, pur riconoscendo che, se il programma era quello di sfondare il muro del trash e arrivare perfino oltre, bè, ci si è senz'altro riusciti benissimo. Un titolo di culto già dall'immediato, ma destinato a rimanere tale ancora molto a lungo. 6/10.
La bella Scella Pezzata ama Arrapaho, dell'omonima tribù; il suo popolo è però in continuo conflitto con i vicini frocheyenne, risaputi omosessuali, fra i quali c'è Luna Caprese, anch'egli innamorato di Arrapaho...
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